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Immagine del redattoreSara

Lo Sciacallo Nero

Aggiornamento: 1 mag



Gli Sciacalli sono ombre,
Gli Sciacalli son sfuggenti,
ci sarà da dubitare,
se ti faranno avvicinare. 

Gli Sciacalli sono ladri,
Gli Sciacalli scambian vite,
una cosa tengon cara,
è la pietra che dichiaran.

Gli Sciacalli sono scaltri,
Gli Sciacalli son furfanti,
se li vorrai annientare,
 le sette pietre son da collezionare.


Sorseggia bourbon. È sprofondato, da diverse ore, nella poltrona in pelle di fianco alla finestra sul Rodano. Gli piace osservare il mondo. Quel sudicio mondo consunto, sbiadito, privo di guizzo emotivo.

Ragni, piccoli ragnetti mutilati, deformi, al mondo con quattro zampe anziché otto, si affannano per tessere tele che, inevitabilmente, finiscono sempre distrutte. 

Se solo, in tutti questi secoli, si fossero resi conto della loro pochezza! Un soffio di vento e tutti i loro sforzi dispersi nell’aria o tra le acque. 

Rivoluzione industriale, l’hanno chiamata. Opera degli Sciacalli.

Rivoluzione tecnologica, ne vanno fieri. Indovinate? Opera degli Sciacalli.

La pochezza, la lentezza delle loro azioni, nella convinzione della costruzione di un impero che invece non è niente. 

Nessuno di loro, o quasi, finisce per guadagnarsi la vita eterna. 

I libri, la storia, ma chi di loro, rispetto alle Civette o agli Ispettori o agli Sciacalli, sopravvive, davvero, allo scorrere del tempo?


“Un bicchiere ambrato non renderà meno amara la situazione”, serpeggia Emily, alle sue spalle.

Lei lo ama e lui lo sa. Di quell’amore capriccioso per la bellezza, di quella passione brutale (gliela legge negli occhi), prigione stessa dei suoi moti dell’animo, tipica degli umani che ardono dentro, ma non sanno cosa farsene di tutto quel fuoco. Così si spegne, come un falò sulla spiaggia, per non essere imboccato di tizzoni di legna, e si confonde, con i granelli della sabbia. Cenere e sabbia, senza confine e senza identità.

Sente l’odore della sua infatuazione a stanze di distanza e gli si arriccia il naso. Averla intorno gli arreca una specie di conato composto da disgusto, ira ed autocommiserazione.

Ogni volta che gli aleggia intorno non può fare a meno di pensare che, prima o poi, riscatterà la promessa di trasformarla, in cambio della sofferenza d’amore a cui la sottopone da lungo tempo. Questi sono i patti decisi. 

Scendere a patti con un’umana… come si è ridotto!

Stanco e disgustato. Sguazza nell'apatia, da svariati decenni, portando con sé, con convinzione ed austerità, la maschera del ruolo cui era stato chiamato: lo Sciacallo Nero. 


Un tempo, ad ogni omicidio, ad ogni ingiustizia, ad ogni azione brutale, rapimento, stupro, tortura, godeva. Si rinvigoriva ogni fibra del suo essere. La magia dentro di lui diventava sempre più scura, profonda, malvagia, assetata di ingiustizie e sangue. 

Le fratture karmiche, alcune le definivano così: quei brutali gesti che ponevano fine alle vite degli umani e che segnavano le loro anime. Ad ogni reincarnazione, il trascinarsi di una frattura, nutriva le corde dello Sciacallo. Un danno permanente. Un danno che avrebbe provocato altre brutalità: un effetto domino. Un ghigno in più sul suo volto. 


A guardarlo ora, imbalsamato e cupo, tra l’odore della pelle impunturata con fibre umane e il bicchiere tra le dita, curate, non lo si riconosce. Cerca di annegare la noia, che gli reca l’umanità, nel bourbon, senza successo alcuno.

L’unica passione che non ha vacillato è l’amore del vestire in tait, grigio scuro. Ha rinunciato al mantello, ormai: deve stare al passo con la moda, per confondere le sue azioni nel mondo. Azioni che si sono di molto ridotte, da quando sguazza nella noia, ma che, comunque, permangono brutali.


Emily sta lì, dietro di lui, e attende.

Alle sue parole trasale, come sorpreso con le mani nella marmellata. 

Si ricompone, strappandosi ai suoi pensieri, e si alza. 

Nel girarsi verso di lei, gli è chiaro che Emily non si è ancora abituata alla sua carismatica presenza. 

Quando la guarda, con quei grandi occhi verdi che sembrano dipinti da un pazzo e talentuoso artista di strada, la imbarazza ed intimorisce, nonostante gli faccia da galoppina, ormai, da più di vent’anni. 

Un ciuffo di capelli neri sfugge alla brillantina. Lo tira indietro, con la mano libera dal bourbon, muovendo nella stanza un profumo speziato di cedro, sandalo, caprifoglio, garofano e cuoio. 

Emily ne va pazza: narici e pupille le si dilatano e il suo volto si distende. 

Poi si ricorda che cosa è venuta a fare e una ruga le spacca in due la fronte.

La voce le trema, la pelle è percorsa da un brivido di paura. Solo il cielo può sapere come reagirà a quello che gli sta per dire: “Victor…”, indugia, “una notizia da Praga…”

Non proferisce parola, solo porta leggermente in avanti il bicchiere di bourbon, per invitarla a proseguire.

“Myriam sta venendo qui.”.

“Myriam… la nostra amata Civetta…”.

“Sì, ha lasciato Praga poco fa.”.

Lui sorride, sarcastico: “Dobbiamo prepararci ad accoglierla.”.

“Siete stranamente calmo, me ne sorprendo.”.

“Emily, non vi è nulla, qui, che Myriam non abbia contribuito a creare con la sua stessa omertà.”.

“Tuttavia, mio Signore, in tutto questo tempo non ha mai lasciato Praga per venire a Lione.”.


Victor muove un passo, mentre sorseggia il suo bourbon. 

“Non mi preoccupa affatto e sai perchè?”.

“No, mio Signore, anzi. Ero convinta che, la notizia, vi avrebbe fatto infuriare.”.

Fa un pensiero, lo si scorge in un moto degli occhi, e poi si ferma: “Sai, Em, tra noi Sciacalli, un tempo, si canticchiava sempre una filastrocca.”.

“Che cosa diceva?”.

“Parlava di come siamo furfanti e di come annientare la nostra specie.”.

“Una filastrocca colma di informazioni. E come si può annientare la vostra specie?”.

“Una filastrocca che noi cantavamo con fierezza. È una bellissima domanda, Em. C’è una leggenda, al riguardo.”.

“Le leggende hanno sempre un fondo di verità.”.

“Così pare.”.

“Dunque?”.

“Ogni Sciacallo reca con sé una pietra.”.

“Questo lo so.”.

“Ma solo sette Sciacalli hanno la prima pietra.”.

“Quale prima pietra?”.

“Sette pietre furono maledette. Dalla loro magia nacquero gli Sciacalli. I fondatori portano con loro quelle pietre, le originali, dalle quali attingono, per i loro poteri e per infonderli alle pietre che donano agli Sciacalli che creano.” 

“Ma cosa c’entra, questo, con la filastrocca?”

“Per annientare la nostra specie, è necessario, prima, annientare le Sette Pietre.”.

“... Ovvero i padri fondatori?”.

“Esatto. Quante domande, Em. Ti interessa annientarmi?”.

“Mi interessa che nessuno annienti me, proprio ora che sto per unirmi al gruppo.”.

“Finalmente sei pronta a morire, Em?”

“Sì, per tornare a vivere.”.


-Sara-


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