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Alla ricerca della cioccolata scomparsa

Immagine del redattore: SaraSara

Aggiornamento: 31 gen

In un giorno piovoso di Ottobre, nella bottega di Nuccia arrivò una novità.

Riccardino era tornato da scuola piangendo disperato e Nuccia, vedendo il figlioletto così triste, si preoccupò: “Amore, cosa c’è?”.

“Ma-m-ma”, Riccardino stiracchiò la parola, mentre calmava i singhiozzi. Poi cominciò a raccontare: “Stavo tornando a casa e, passando davanti al ristorante di Giò Giò, ho visto che, vicino alla spazzatura, c’era un micetto piccolissimo! Ho guardato tutto intorno per vedere se trovassi la sua mamma e i suoi fratellini, ho aspettato per sentire se ci fosse qualche miagolio nelle vicinanze, ma niente. Ho chiesto a Giò Giò se fosse suo, ma mi ha detto di no. Ho chiesto anche alla signora dei fili e a Mary della cartoleria: nessuno sapeva di chi fosse. E allora ho pensato a come dovesse sentirsi solo, poverino, senza nessuno e senza la sua mamma.”.

“Oh, amore, che pensiero dolce. Vuoi che torniamo a cercarlo per vedere se sta bene?”.

“Veramente, mamma…”, Riccardino aveva aperto la sua enorme cartella di scuola dalla quale era sbucato un musetto color caramello, “l’ho portato a casa! Faceva davvero troppo freddo! Ho pensato di portarlo qui così che potesse scaldarsi vicino al camino, magari bevendo un po’ di latte…”.

Nuccia si era messa a sorridere, aveva dato un bacio a Riccardino e una ripulita a Strudel (nome perfetto, visto dove avrebbe alloggiato il gatto da lì in avanti). Poi aveva scelto, insieme a Riccardino, un cuscino comodo, da mettere di fianco al camino, e versato del latte in una bella ciotolina colorata. 

Da quel giorno la bottega di Nuccia aveva perso quel poco di pace che ogni tanto trovava: quando Riccardino faceva i compiti, Strudel gli dormiva sulle gambe, ma, appena aveva terminato, giocavano insieme rincorrendosi come pazzi. 

I sacchi di farina venivano usati per costruire le trincee, le ciotole in acciaio per i dolci diventavano elmetti e, non di rado, Strudel, da un bel color caramello chiaro, usciva da qualche sacchetto o bianco (se era caduto nello zucchero a velo) o marroncino (se la caduta era avvenuta nel cacao).

Nuccia un po’ li ammoniva, quando era costretta a buttare la fornitura, un po’ alzava gli occhi al cielo e un po’, c’è da dirlo, si divertiva tantissimo: l’allegria non mancava davvero in bottega.


Novembre aveva appena bussato alle porte e Nuccia aveva iniziato a preparare i dolci di Natale: come l’anno precedente, gli scaffali iniziavano a riempirsi di omini di pan di zenzero, fiocchi di neve di pasta di zucchero, alberi di natale e renne di frolla, bastoncini colorati, meringhe, panettoni e pandori. 


A fine Novembre era finalmente arrivata la fornitura di cioccolata pregiatissima che Nuccia aveva assaggiato mesi addietro: era rimasta incantata dal sapore soave di quei piccoli cubettini e aveva pensato che sarebbe stata proprio perfetta per Natale. Le idee erano: preparare praline, confezionare scatole con biscotti ricoperti, decorare i panettoni con temi natalizi, preparare sacchettini con bastoncini di frutta inzuppati nel cioccolato… Insomma: le erano venute un sacco di idee golose e non vedeva l’ora di mettersi all’opera.

Così, quando era arrivata la fornitura, aveva chiamato Riccardino, tutta entusiasta. Avevano assaggiato, di nuovo, insieme, la cioccolata e avevano deciso come decorare i dolci. Anche Strudel aveva dato il suo contributo annusando e leccandosi i baffi, in segno di approvazione. Poi aveva riposto le scatole con i cubetti nella dispensa, decisa prima a terminare i biscotti e, in seguito, a iniziare a creare dolci con la cioccolata.


Dicembre aveva appena fatto capolino e Nuccia era un po’ in affanno: i biscotti avevano richiesto più tempo del previsto, ma finalmente erano pronti. Adesso poteva dedicarsi alla cioccolata. Non vedeva l’ora! Tanto che, quella mattina, si era alzata ancora prima del solito per iniziare. 

Era scesa in bottega, con una bella tazza di caffè fumante tra le mani, e aveva puntato diretta alla dispensa dove aveva riposto la fornitura di cioccolata. Ma, una volta aperte le antine, rimase di stucco: le scatole erano vuote. “Mi ricordo male, forse? Non l’avevo messa qui?”, pensò Nuccia.

Così iniziò ad aprire tutte le antine, alla ricerca della cioccolata. Dopo un’ora aveva esplorato ogni angolo della bottega: tirato fuori tazze, mestoli e mestolini, spostato gli espositori, svuotato gli armadietti, rivoltato i cassetti, guardato sopra e sotto ai mobili, ma niente: della cioccolata nemmeno un grammo.

Nuccia era agitata: era già iniziato Dicembre e aveva poco tempo, non poteva anche perderne a cercare la cioccolata fantasma. La casa si stava svegliando e, con lei, anche la preoccupazione di Nuccia che, oramai, non sapeva davvero più dove cercare.

Riccardino e Strudel avevano fatto il loro ingresso in cucina, prima della scuola, entrambi molto assonnati e affamati.

Nuccia, con il fiato un po’ corto: “Riccardino?”.

“Sì, mamma?”.

“Tu ne sai niente dei cubettini di cioccolata? Quelli per i dolci di Natale?”.

“No, mamma.”.

“Sei proprio sicuro?”.

“Sì, mamma.”.

“Non è che magari… giocando… tu e Strudel…”.

“No, mamma.”.

Riccardino non era un gran chiacchierone appena sveglio. Nuccia lo sapeva bene e aveva capito che non avrebbe ottenuto risposte di prima mattina. Doveva rassegnarsi e aspettare il dopo scuola. Però, quando la casa fu vuota: “Omino di pan di zenzero?”.

“Sì, Nuccia?”.

“Tu ne sai niente della cioccolata?”.

“Io? No. Perché dovrei saperne qualcosa?”.

“Mmmh... non saprei… magari perchè dormi proprio a fianco alla dispensa dove l’avevo ritirata?”.

“No, no, Nuccia. Ti sbagli. Io quest’anno dormo di fianco all’antina delle codette di zucchero. Sono le renne che dormono vicino all’armadio rosa dove hai messo la cioccolata.”.

Nuccia era perplessa. Improvvisamente non ricordava più le cose?

“Renne, care, voi che fate la nanna vicino all’armadio rosa, avete, per caso, visto la cioccolata?”.

“Chi? Noi? Ma no! No, no. Noi non abbiamo visto niente. Sarà uscita di notte. Sai che Rudolph russa tantissimo e non si sente mica se le antine si aprono, eh!”.

Nuccia iniziava ad avere il sospetto che gatta ci covasse e i suoi pensieri non si riferivano certo a Strudel.

Intanto, dagli scaffali, si era alzato un gran brusio: tutti i frollini, le meringhe e i bastoncini dicevano la loro sull’accaduto.


“Mmmh… ok, ok, va bene. Ascoltatemi tutti: qualcuno ha notizie della cioccolata?”.

Il brusio non cessava.

“Nessuno di voi, in tutto questo tempo ha fatto amicizia con la cioccolata?”.

Ancora brusio e nessuna risposta.

“Ebbene, prima di rispondermi, tenete bene in conto che, se scoprirò che qualcuno ha mentito, quest’anno non verrà messo in vendita per Natale. Lo sapete che non mi piacciono le bugie…”.

La bottega era, improvvisamente, molto silenziosa. E tale rimase fino al ritorno da scuola di Riccardino che, appreso l’accaduto, prima si dispiacque per la cioccolata, tutta sola, chissà dove. Subito dopo iniziò una nuova avventura, con Strudel, intitolata: “Alla ricerca della cioccolata scomparsa”. Una caccia al tesoro emozionante, per tutta casa, con tanto di torce, mappe e bussole. Nuccia li sentiva rovistare in ogni dove e, di tanto in tanto, arrivava anche qualche tonfo o gridolino. Dopo qualche ora, molte corse e parecchi "All'arrembaggio!", tornarono vittoriosi. Un po’ impolverati, ma vittoriosi: la cioccolata era stata ritrovata!

“Riccardino! Studel! Avete trovato la cioccolata!”, esclamò Nuccia tutta felice. “Ma che bravi! Dov’era?”.

“Nello sgabuzzino, nell’angolino più buio.".

"Nello sgabuzzino?".

"E… mamma…”.

“Sì?”.

“Li abbiamo raccolti e messi in queste scatoline ma… i cubetti tremano.”.

“Come tremano?”, chiese Nuccia sporgendosi, preoccupata, a guardare dentro le scatole. In effetti i cubetti di cioccolata tremavano, impauriti.

“Oh, poveri piccoli. Cos’è successo?”.

I cubetti non parlavano.

“Forza, cari, raccontatemi, per favore.”.

Il tono gentile di Nuccia fece prendere coraggio a un cubetto un pochino più grande: “Nuccia, noi non vogliamo fare il bagnetto!”.

Nuccia era perplessa: “Come non volete fare il bagnetto?”.

“Sì! Qui tutti ci hanno raccontato che, quando sarebbe stato il nostro turno di uscire dalla dispensa, tu ci avresti fatto il bagnetto caldo. E ci hanno detto che, fare il bagnetto, è una cosa terribile.”.

Tutti, dici, eh?”, Nuccia guardò gli scaffali e i suoi abitanti, tirando loro un’occhiata di rimprovero. 

“Riccardino?”.

“Sì, mamma?”.

“Fare il bagnetto è così terribile?”.

“No!”, esclamò Riccardino, rivolgendosi ai cubetti, con un gran sorriso. “A me piace fare il bagnetto! La mamma riempie la vasca di acquetta calda e cantiamo le canzoncine mentre mi insapona. Giochiamo con le paperelle e poi mi dà i bacini.”.

Nuccia fece un sorriso, mentre passava le dita tra i cubetti di cioccolata. “Visto? Fare il bagnetto non è una cosa terribile. Niente sapone per voi. Al posto delle paperelle ci saranno il burro o i cereali o… beh, tante altre cosine. Vi metterò in un bel tegame che, a sua volta, starà immerso in un altro tegame pieno di acquetta calda. Canteremo insieme le canzoncine di Natale e vi farò un po’ di solletichino e qualche carezzina con i mestoli.

Poi, quando il bagnetto vi trasformerà, e sarete tutti belli cremosini, vi porterò a fare amicizia con la frutta candita e la frutta secca, con i biscotti e i bastoncini di pasta di meliga. E, alcuni di voi, renderanno ancora più belli i pandori e i panettoni, decorandoli a gran festa. Sarete bellissimi sotto alle luci delle vetrine.”.

“E se l’acqua è troppo calda?”.

“Me lo direte e abbasseremo il fuoco”.

“E se i mestoli ci faranno male?”.

“Vi garantisco che girerò i mestoli pianissimo e vi faranno solo carezze.”.

“E se…”.

“Oh, insomma: omino di pan di zenzero! Vieni qui! Subito.”.

L’omino scese dalla mensola, mesto: “Sì, Nuccia?”.

“Che storia è mai questa? Avete terrorizzato la cioccolata?”.

“Noi… ecco…”.

“Su, forza, parla.”.

“Eri così contenta per l’arrivo della cioccolata…”.

“E allora?”, chiese Nuccia, sedendosi a terra e sistemando il papillon dell’omino, facendogli una carezzina sul mento.

“...abbiamo pensato… visto che ne parlavi da giorni…”.

“Cosa avete pensato?”.

“Che… ecco… la cioccolata fosse la tua preferita.”.

Nuccia prese l’omino e se lo mise sulle ginocchia: “Ma che sciocchezza è questa! La cioccolata è un nuovo ospite della bottega ed ero impaziente di far diventare i cubetti parte della famiglia. Ma, come avete visto, sono stata fino ad oggi con voi per farvi ancora più belli degli scorsi anni. Mi sarei aspettata che, gli onori di casa, li avreste fatti voi, come ogni anno. Giocate sempre fino al mattino quando spengo la bottega e tiro giù le serrande!”.

“Hai ragione, ma eravamo un po’...”.

“... Gelosi, per caso?”.

“... Ehm… sì. Scusa.”.

Nuccia si alzò in piedi e si avvicinò agli scaffali: “Non c’era motivo di essere gelosi e, inoltre, sapete bene che le bugie non si devono raccontare. Frollini, bastoncini e meringhe, panettoni e pandori, potete, per favore, dare il benvenuto, come si deve, ai cubetti e spiegare loro come funziona qui in bottega? Vi lascerò fare amicizia stanotte. Da domani ci rimetteremo a lavoro, va bene?”.

Un coro si alzò dagli scaffali: “Sì, Nuccia.”.

“Andiamo Riccardino. Anche tu, Strudel. Si va a nanna.”.

Nuccia spense le luci e, mentre saliva le scale di casa, sentì gli abitanti della bottega presentarsi e spiegare ai cubetti quanto si divertissero a fare le scommesse su chi sarebbe stato venduto prima. Qualcuno raccontava che, l’anno prima, l’omino di pan di zenzero era stato uno degli ultimi a essere scelto dai bimbi e che lo avevano preso un po’ in giro. E qualcun altro chiese scusa, per aver raccontato cose orribili sul bagnetto.


Il mattino seguente Nuccia entrò in bottega e quello che vide le riempì il cuore di gioia: i tegami erano già sul fuoco e, sul piano di lavoro, non solo c’erano i cubetti, ma anche i biscotti, la frutta, il riso soffiato, le renne, le meringhe, le paste di meliga, i panettoni e i pandori. Tutti pronti per il bagnetto della cioccolata.

“Che ci fate tutti qui, attorno ai fornelli?”.

“Noi vogliamo fare il bagnetto!”, risposero i cubetti.

“Noi vogliamo cantare le canzoni di Natale mentre la cioccolata diventa cremosina!”, risposero tutti gli altri.

Nuccia scoppiò a ridere: “Che bello! Allora forza: mettiamoci a lavoro!”.

Accese la radio e, mentre iniziava “Jingle bells rock”, si infilò il grembiule, felice e pronta a preparare altri dolci di Natale. 


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