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Immagine del redattoreSara

La bottega dei bottoni

Le strade acciottolate di Valencia fanno da cornice, illuminate dal sole che riflette, come un caleidoscopio, sulle finestre delle case.

Le lastre di pietra bianca proteggono le vetrine della bottega, piene di oggetti rotondi di ogni materiale e con ogni lavorazione.

Due gatti fanno da guardiani, solfeggiando con le code tra i raggi di luce che giocano sulle pietre.

L'esterno suggerisce un luogo angusto e disordinato, con scatole sparse alla rinfusa. All'interno, invece, si svela un mondo speciale: un laboratorio vibrante di creatività. Le vasche per fissare i colori, i pennelli e le macchine per gli intarsi riempiono lo spazio con un’armonia di attività. Profuma di candeggina e spezie, acido da tintura e oli essenziali e le pezze per l’asciugatura sono appese ai fili tesi, tra una foratrice e l’altra, evocando immagini di lenzuola che si spiegano al vento, sui tetti, in danze leggere.

Questa è “La Bottega dei Bottoni” e Miranda ne è la dueña. 


Miranda è una donna minuta, con i capelli spolverati di grigio e bianco, raccolti in uno chignon impeccabile. Le sue mani, piccole e delicate, si muovono con grazia e precisione, specialmente quando stringono i pennelli. Crea delle vere e proprie narrazioni, sui bottoni, dipingendo scenari che sembrano vivi. Le decorazioni con i materiali preziosi sono la sua specialità.

Uno dei suoi fedeli aiutanti è Mateo, un giovanotto dalla pelle resa oliva dal sole di Valencia. Fu salvato da lei dopo una mareggiata che lo rese orfano. I suoi occhi verdi brillano di gratitudine e determinazione, riflettendo la luce dell’affetto che prova per Miranda. E’ il tuttofare della bottega: si occupa delle riparazioni, degli approvvigionamenti, delle consegne, delle spedizioni, delle comande e dei gatti.

Elena, invece, è la spalla destra nella parte creativa: è la migliore intarsiatrice di tutta la Spagna. Una donna dotata di grande pazienza, molta saggezza, e le sue mani esperte trasformano semplici materiali in opere d’arte. Ogni bottone creato da lei ha una firma unica, inconfondibile. La loro collaborazione, nel tempo, ha elevato talmente tanto la reputazione del laboratorio da renderlo famoso in tutto il mondo: grandi marchi come Chanel, Gucci, Valentino, Prada e molti altri, adornano le collezioni con i loro bottoni, aggiungendo un tocco di magia ad ogni capo.


Talvolta capita che qualche giornalista voglia scrivere un articolo su Miranda, soprattutto quando, alle sfilate di primavera, a Parigi, vengono presentate le sue creazioni in passerella.

Taccuino e penna in mano e: “Da quanto tempo esiste questo laboratorio?”, una delle domande più frequenti.

“Da molto, moltissimo tempo. Da quando la città di Valencia divenne un crocevia di culture e saperi.”, Miranda risponde sempre con un sorriso.

“E come mai proprio i bottoni?”.

“I bottoni sono discreti, ma essenziali. Arrivano in ogni parte del mondo, vengono indossati da qualunque persona e portano un messaggio che mi fa sempre sorridere e ben sperare: per ogni asola, esiste un perfetto bottone.”. Parla sempre con passione, le sue parole sono intrise di amore e dedizione per il suo lavoro e, ad ogni persona che passa di lì, è subito chiaro che la bottega non è solo un luogo di lavoro, ma un baluardo di una tradizione antica e preziosa.


Una sera, mentre il sole tramontava dipingendo una cartolina perfetta di Valencia, Miranda sedette al suo tavolo di lavoro, circondata da bottoni scintillanti e materiali preziosi. L'atmosfera era serena e rilassata.

"Miranda, come sono questi?", chiese Elena, sollevando un bottone intarsiato di perle e oro.

"Sono perfetti, Elena." rispose Miranda con un sorriso soddisfatto, "Sai sempre come aggiungere quel tocco magico.".

Mateo entrò nel laboratorio con una cassa di legno, scolpita finemente, che aveva appena ricevuto. "È arrivata un'altra spedizione dal nord.", disse, posando la cassa sul tavolo. Miranda la aprì con cura la e all'interno trovò una collezione di pietre preziose, ciascuna avvolta in panni di velluto. Le pietre sembravano brillare di una luce propria, emanando un calore sottile e rassicurante. "Queste sono perfette," disse, estraendo una pietra verde smeraldo. "Aggiungeranno una meravigliosa energia positiva ai nostri bottoni.".

Mateo guardò le pietre con curiosità: "Come fai a sapere che è quella giusta?".

"Ogni pietra ha la sua energia.", spiegò Miranda, con la voce dolce e calma. "La nostra missione è incanalare quell'energia nei bottoni. È un'arte che è stata tramandata di generazione in generazione.".


Il lavoro nel laboratorio continuava, ma quella sera, la tranquillità fu interrotta da un rumore improvviso alla porta. Un uomo dall'aspetto inquietante entrò, il viso nascosto nell'ombra del cappuccio: "Buonasera.", disse con una voce gutturale. "Sto cercando qualcosa di molto particolare.".

Miranda si alzò con cautela, mantenendo un sorriso professionale: "Benvenuto nella nostra bottega. Cosa posso fare per lei?".

L'uomo avanzò lentamente, osservando attentamente ogni dettaglio del laboratorio. "Ho sentito dire che i vostri bottoni sono unici, che possiedono... qualità speciali.".

Miranda sentì un brivido correre lungo la schiena. "I nostri bottoni sono famosi per la loro bellezza e maestria artigianale.", rispose, cercando di mantenere la calma.

L'uomo si avvicinò al tavolo delle lavorazioni: "Non è solo di bellezza che sto parlando.", sussurrò. "Io parlo della magia.".

Un silenzio teso cadde nel laboratorio. Mateo e Elena scambiarono uno sguardo preoccupato, pronti a intervenire se necessario.

Miranda mantenne la sua compostezza: "Io, invece, non so di cosa stia parlando.", disse con fermezza. "Se è interessato ai nostri bottoni, saremo felici di aiutarla. Altrimenti le chiedo di lasciare il laboratorio.".

L'uomo sorrise freddamente: "Non si preoccupi, tornerò. Allora saprà di cosa sto parlando.". Si voltò e uscì dal laboratorio, lasciando dietro di sé una sensazione di inquietudine.


Miranda rimase in silenzio per un momento, osservando la porta chiusa con un'espressione pensierosa.

Mateo si avvicinò a lei, preoccupato: "Chi era quello?".

"Non lo so.", rispose Miranda, scuotendo la testa.

Elena, che fino a quel momento era rimasta silenziosa, si avvicinò ai due: "Forse è il momento di raccontare qualcosa a Mateo…”.

Miranda annuì, rivolgendo uno sguardo dapprima di approvazione, ad Elena, e, subito dopo, di affetto, a Mateo: "Mateo, non te ne avere a male, ma ho tenuto un piccolo segreto con te. Volevo solo proteggerti, tesoro mio, ma è arrivato il momento che tu sappia.

Le origini della nostra bottega risalgono davvero a tempi molto antichi, come racconto ai giornalisti. Andiamo indietro nel tempo a quando Valencia era una città di fermenti per il commercio e per gli spostamenti. In quell’epoca si praticava la magia,  apertamente e con orgoglio. Era una parte integrante della vita quotidiana. Ma poi, con l'arrivo dell'Inquisizione, tutto cambiò.".

Mateo ascoltava con attenzione, i suoi occhi verdi fissi su Miranda.

"La magia iniziò a essere perseguitata", continuò lei, "Costretta a nascondersi nell'ombra per sopravvivere. Io ed Elena proveniamo da famiglie che appartengono ad antiche generazioni di maghi e stregoni. I nostri antenati dovettero trovare modi discreti per praticare la loro arte. Fu allora che scelsero i bottoni come veicolo per la loro magia.".

"Magia… Bottoni…", ripeté Mateo, riflettendo sulle parole di Miranda. “Magia…”, continuava a ripetere Mateo, “Magia… Sai, Miranda, ho sempre sospettato che voi due foste due piccole streghe. Talvolta Elena sfila gli aghi dal puntaspilli senza nemmeno toccarli, credendo che io non me ne accorga. E tu hai sempre quella luce dorata intorno…”.

Sorrideva, felice che Miranda si stesse finalmente confidando con lui.

“Anche io sono un mago?”, chiese, come svegliato da un sogno.

“Sì, anche tu lo sei. Il motivo per il quale non hai ancora sperimentato la magia è che i ragazzi sono stati protetti con un sigillo, affinché non la manifestassero, casualmente, prima dei loro 20 anni. Per evitare che la padroneggiassero senza controllo e svelassero il nostro segreto. In effetti manca poco, eh? Tra meno di un anno sarai un maghetto a tutti gli effetti anche tu!”.

Mateo era stupito e contento. E anche curioso, voleva saperne di più: "E, quindi, scelsero i bottoni. Piccoli, apparentemente insignificanti. Come mai?".

"I bottoni possono essere indossati e portati ovunque senza destare sospetti. Diffondono la loro magia lentamente, quasi impercettibilmente. Ogni creazione che esce da questo laboratorio ha delle gocce di magia dorata al suo interno: è una magia di amore, compassione, guarigione e bellezza. Cerchiamo di rendere il mondo un posto migliore senza attirare attenzioni indesiderate.".

Qualcosa, però, sfuggiva a Mateo: "Perché dobbiamo rimanere ancora nascosti? L'inquisizione è finita da tempo...".

"Gli umani non sono ancora pronti ad accettare quel che non possono capire."

Elena aggiunse: "La nostra bottega non è solo un luogo di lavoro, Mateo. È un santuario della magia buona, un rifugio sicuro dove proteggiamo il nostro segreto.".

Miranda annuì: "Ogni bottone che creiamo qui è un legame con un pezzo di storia, con un passato in cui la magia era libera. Custodiamo questo segreto con devozione, sapendo che la nostra arte è una forza di bene che deve rimanere nascosta, per proteggere sia noi, sia la magia stessa.".

E così, mentre la notte avvolgeva Valencia con il suo manto stellato, il trio tornò al lavoro, consapevole che la loro missione era più importante che mai. 


I giorni passarono tranquilli. L'aria invernale di Valencia si fece un po' più pungente, ma dentro la bottega di Miranda regnava un caldo accogliente, alimentato dalla passione e dalla dedizione di chi vi lavorava.

Sul finire di un pomeriggio, il sole già tramontato da un pezzo, Mateo era chino su un tavolo, lucidando un bottone d’argento tempestato di piccoli diamanti. Elena stava terminando l’intarsio di una serie in avorio e madreperla. Miranda, invece, osservava la città dalla finestra, perdendosi tra i riflessi delle luci nelle strade, come se cercasse di vedere attraverso la notte, un po' inquieta.

Il silenzio della bottega fu spezzato dal tintinnio delle campane sopra la porta d’ingresso. Miranda si voltò di scatto e vide l'uomo misterioso fare il suo ingresso. Il suo cappuccio copriva ancora il volto, ma la sua presenza era inconfondibile.

"Buonasera, Miranda.", disse con una voce suadente, quasi cantilenante. Lo seguivano due figure incappucciate, come lui.

Mateo si alzò lentamente, mettendosi accanto a Elena, pronto a intervenire se necessario. Miranda, invece, avanzò mantenendo un’espressione impassibile: "Solitamente direi ben tornato, ma, esattamente come la scorsa volta, non sono interessata a contrattare con lei.", disse con voce ferma.

L'uomo fece un passo avanti, avvicinandosi al tavolo dove erano esposti i bottoni più recenti. "Ah, ma non sono qui per contrattare.", rispose canzonatorio. "Sono qui per prendere ciò che mi appartiene di diritto.".

Miranda si irrigidì: "Questi bottoni non appartengono a lei.".

L’uomo scosse lentamente la testa, sorridendo sotto il cappuccio. "Non mi riferivo ai bottoni. O, per lo meno, non solo. C'è così tanto da prendere qui.", sussurrò, come se parlasse tra sé e sé. "Un enorme patrimonio e voi lo sprecate per decorare i vestiti di ricchi sarti e nobildonne. Pensate a cosa potrebbe essere fatto con questo potere... se solo fosse nelle mani giuste.".

Il sorriso dell’uomo si allargò, diventando quasi una smorfia. "Potrebbe creare eserciti, mossi da grande vocazione. Potrebbe mettere gli umani al nostro servizio. Potrebbe rivoluzionare l’andamento del mondo e restituire al nostro popolo il posto che gli spetta. La magia è come un fiume. Potete cercare di arginarla, ma prima o poi troverà una via per uscire. E, quando accadrà, non ci sarà argine del vostro controllo che possa tenere.".

Miranda sentiva il pericolo crescente e sapeva che doveva agire in fretta: "Non troverà qui ciò che cerca.", disse, cercando di guadagnare tempo. "La nostra magia è una magia di protezione, di guarigione. Non può essere usata per scopi manipolatori.".

"Ma io non ho bisogno della vostra guida e nemmeno delle vostre istruzioni. Saprò destreggiarmi.", replicò l'uomo, la voce diventata improvvisamente fredda. "So come piegare la magia alla mia volontà. Preferirei non farlo, certo. Preferirei avere degli alleati. Quindi, ve lo chiedo per l'ultima volta: vogliamo trovare un accordo?".

Miranda fissò l'uomo e, per un istante, il tempo sembrò fermarsi. Le parole di suo nonno, l’ultimo grande mago della famiglia, le risuonavano nella mente: “La vera forza della magia sta nella sua intenzione. Se qualcuno cerca di usarla per il male, la magia si ribellerà, e il male si rivolterà contro di lui.”.

Con un respiro profondo: "Se davvero lei conosce la magia, allora saprà che non può essere rubata. Deve essere concessa. Non le concederò nulla e non c'è accordo alcuno da trovare.".

L’uomo fece un gesto brusco con la mano e le luci nella bottega tremolarono. "Non hai scelta, Miranda. Io voglio tutti i bottoni di questa bottega e anche il ragazzo. I primi perché sono già pronti all’uso, basterà modificare solo un pochino la… composizione. Sono perfetti: a poco a poco la magia si diffonderà e piegherà tutti al nostro volere!”, gli scappò un risolino macabro. “E il ragazzo perché lui è la grande magia inespressa di questo posto. Oltre che figlio di mia sorella. Per prima cosa toglieremo questa stupida tradizione dei sigilli.".

Proprio in quel momento, uno dei due gatti che facevano da guardiani alla bottega saltò sul tavolo, rovesciando la cassa di legno scolpita che conteneva i bottoni più recenti. Questi si sparsero sul pavimento, rotolando fino ai piedi dell'uomo. Lui si chinò per raccoglierne uno, ma, appena lo toccò, un bagliore improvviso lo investì, come se il bottone stesso avesse respinto il suo tocco.

L’uomo sussultò, ritirando la mano bruciata. Il suo volto si contrasse in una smorfia di dolore e furia. "Cos'hai fatto?", urlò, la sua voce piena di rabbia.

Miranda, che aveva previsto quel momento, mantenne la calma. "Proprio nulla. L'avevo avvertita: la magia dei nostri bottoni non può essere usata per il male. Non appartiene a lei.".

Con un urlo di frustrazione, l’uomo si girò verso Mateo: “Ragazzo, vieni con me.”.

“Io non so proprio chi voi siate. Dite di essere mio zio, e questo è ancora tutto da vedere. Non ho alcun ricordo di lei. Ad ogni modo, la mia famiglia è qui in questa stanza.”, controbatté, risoluto, Mateo. “Fareste meglio a lasciare la bottega e a non farvi più ritorno. Qui non c’è nulla che debba uscire da quella porta con voi.”.

L'uomo misterioso fissò Mateo con occhi carichi di rabbia e disprezzo. Il silenzio nella bottega era talmente denso da sembrare quasi tangibile, rotto solo dal lieve tintinnio dei bottoni che continuavano a rotolare sul pavimento.

"Non osare sfidarmi, ragazzo.", ringhiò l'uomo, avanzando minacciosamente verso Mateo. "Non sai di cosa sono capace.".

La mano dell'uomo si mosse rapidamente, come per afferrare Mateo, ma, prima che potesse toccarlo, un altro bagliore di luce esplose nella stanza, più brillante e intenso di quello precedente. Miranda e Elena, che si erano preparate in silenzio, alzarono le mani in un gesto sincronizzato, evocando l'energia protettiva che per generazioni aveva custodito la loro bottega.

L'uomo fu respinto da una forza invisibile, i suoi piedi scivolarono sul pavimento mentre cercava di mantenere l'equilibrio. Gridò di rabbia, cercando di lanciare un incantesimo oscuro, ma ogni suo tentativo fu immediatamente dissolto dalla magia che ora riempiva la bottega come un'onda di energia pura. Lanciò un'occhiata ai suoi scagnozzi, che si avvicinarono con fare minaccioso, i loro occhi brillavano di una luce sinistra. In bella mostra, ora, avevano delle bacchette, incise con simboli arcani, ed erano pronti a passare all’attacco.

Miranda, sebbene mantenesse una calma apparente, sentiva la tensione crescere. Sapeva che la battaglia sarebbe stata dura. “Mateo, rimani indietro.”, ordinò con voce ferma, senza distogliere lo sguardo dall’uomo.

Mateo, privo di magia, si posizionò accanto a Elena. Era determinato ad aiutare, ma l’incertezza lo assaliva.

Uno dei scagnozzi attaccò per primo, lanciando un incantesimo che fece tremare la bottega. Le pareti sembrarono deformarsi per un istante, mentre un’onda di magia si dirigeva verso Miranda. Lei sollevò una mano, cercando di erigere una barriera protettiva, ma l’energia era troppo forte e la sua difesa vacillò. Indietreggiò d'un passo, il volto segnato da un lampo di preoccupazione.

Elena, vedendo la situazione peggiorare, afferrò il suo ago d'argento, invocò una formula magica e lo scagliò verso il secondo scagnozzo. L'ago si trasformò in un raggio di luce, ma il nemico fu pronto a contrattaccare: con delle tenebre avvolse l'ago, dissolvendolo prima che potesse raggiungerlo.

"Non può essere!", sussurrò Elena, realizzando che la loro magia avrebbe potuto essere insufficiente contro i nemici che avevano di fronte. Il suo sguardo si posò su Mateo, che la guardava con terrore. Sentì un’ondata di disperazione, ma non poteva permettersi di cedere.

Il primo scagnozzo approfittò della loro esitazione e lanciò un incantesimo verso Elena. Una scarica di energia la colpì al fianco, facendola cadere a terra con un grido soffocato. Mateo corse verso di lei, cercando di aiutarla a rialzarsi, ma non sapeva come fermare il dolore che si stava diffondendo attraverso il corpo di Elena. Miranda, indebolita dalla lotta contro l'uomo, fece un altro tentativo per proteggere i suoi amici. Con uno sforzo immenso, alzò entrambe le mani e pronunciò un antico incantesimo, ma il suo potere era ora gravemente ridotto. Una barriera di luce si eresse intorno a Mateo ed Elena, ma era fragile, fievolissima. La donna era visibilmente esausta.

L'uomo rise crudelmente. "È tutto qui il vostro potere?", domandò con disprezzo. “Ragazzo, sei ancora in tempo. Vieni con me: ti insegnerò la grandezza della magia. Non ci sono limiti. Sentirai il potere scorrere nelle vene e ti renderai conto di cosa significhi il tuo dono.”.

“Nemmeno sotto tortura!”, Mateo era fermo, risoluto.

“E sia. Diventerai mio in ogni caso. Avrei preferito come mia spalla, ma anche avere il tuo potere andrà bene.”. Alzò una mano e un turbine di energia grigia e viola cominciò a formarsi intorno a lui, minacciando di inghiottire tutto e tutti. I bottoni iniziarono a rovesciarsi dalle mensole, i telai a scricchiolare.

Mateo guardava la scena con il cuore in gola. Miranda era in ginocchio, e il suo incantesimo stava già cominciando a sgretolarsi. Elena, sebbene ferita, strinse la mano di Mateo. “Non mollare, Mateo... trova un modo.”, sussurrò, la sua voce debole ma determinata.

Mateo era disperato: non sapeva nemmeno da che parte iniziare. Le ginocchia gli cedettero e si trovò carponi a terra. Accanto al suo mignolo rotolò un bottone: era ricoperto d’oro, intarsiato con simboli di protezione. Un ricordo affiorò: Miranda che lavorava su quel bottone, raccontandogli che i simboli servivano a respingere le energie oscure. Senza pensarci due volte, afferrò il bottone e lo lanciò con tutta la forza che aveva verso l'uomo.

Il bottone volò attraverso la stanza e si incastonò nel turbine oscuro, vacillando per un istante prima di sprigionare un’esplosione di luce dorata. Il vortice si spezzò e l’uomo gridò di rabbia e dolore mentre la sua magia si rivoltava contro di lui. Non era sufficiente a sconfiggerlo del tutto, ma abbastanza per indebolirlo. L'uomo barcollò, cercando di mantenere il controllo, ma la sua energia era ora instabile.

Elena, vedendo l’opportunità, si alzò con fatica. Ignorando il dolore, alzò una mano e pronunciò un incantesimo curativo che aveva imparato per le emergenze. Una tenue luce verde avvolse il suo corpo, alleviando il dolore abbastanza da permetterle di concentrarsi. Lanciò un incantesimo di restrizione verso l'uomo: fili di energia verde si avvolsero intorno a lui, immobilizzandolo per un breve momento.

Miranda, riprendendo fiato, usò le sue ultime riserve di forza per rafforzare la barriera attorno ai suoi compagni e inviare un'ultima onda di energia verso l'uomo. L'onda lo colpì con violenza, scaraventandolo all'esterno della bottega, dove cadde pesantemente a terra.


I due scagnozzi, però, stavano tornando all’attacco: alzarono le bacchette e recitarono incantesimi nuovi. Gli scaffali presero a tremare, i mobili iniziavano a cedere, i telai si stavano spezzando.

Mentre la battaglia infuriava nella bottega, i gatti che si erano finora nascosti tra le ombre iniziarono a muoversi con crescente irrequietezza. I loro occhi, un tempo placidi, brillavano ora di un'intensa luce magica. Miranda, pur esausta, percepì un cambiamento nell'aria. I gatti, da sempre suoi compagni fidati, stavano rispondendo all’oscurità che minacciava la bottega.

Con un miagolio profondo e risonante, i felini saltarono in avanti, le loro figure eleganti avvolte da un'aura luminescente. Mateo ed Elena li osservarono stupefatti mentre iniziavano a crescere di dimensioni, i loro corpi si allungavano e si espandevano fino a diventare creature poderose. La loro pelliccia scintillava di una luce dorata e le loro zampe si trasformarono in artigli letali, capaci di fenditure devastanti.

Uno degli scagnozzi, sorpreso dalla trasformazione, provò a lanciare loro un incantesimo, ma i gatti erano troppo veloci. Uno di loro, con un balzo fulmineo, atterrò su di lui, bloccandolo a terra. Con un ruggito che fece tremare l'intera stanza, e, con una sola zampata, scagliò il nemico contro la parete, facendolo crollare a terra, privo di sensi. Poi lo prese tra le fauci e lo trascinò fuori dalla bottega, proprio accanto al suo signore oscuro.

Il secondo scagnozzo, cercando di reagire, puntò la sua bacchetta verso il gatto più vicino, ma non ebbe il tempo di formulare l'incantesimo. Possente e rapido come il vento, lo afferrò con i suoi artigli, sollevandolo da terra. Con uno scatto di pura forza, lo gettò attraverso la stanza, facendolo sbattere contro la porta della bottega. Il legno si spezzò sotto l'impatto, e lo scagnozzo fu scaraventato fuori, finendo in strada a completare il trio.

Miranda, vedendo i suoi gatti proteggere la bottega, sentì un'ondata di sollievo. "La nostra magia è viva.", sussurrò con un sorriso debole. Elena, ancora ferita ma rassicurata, si appoggiò a Mateo mentre osservavano la scena con occhi increduli. Prontamente prese tre aghi dal puntaspilli e recitò gli incantesimi. Poi li scaglio con forza e, questa volta, centrò i bersagli: per loro, dal momento della puntura dell’ago, sarebbe stato impossibile sia praticare la magia, sia trovare la bottega. 

“Ce l’abbiamo fatta.”, disse finalmente Miranda, il suo volto segnato dalla stanchezza ma con un piccolo sorriso di soddisfazione. I gatti, percependo che il pericolo era passato, cominciarono a ritirarsi dalla loro forma sovrannaturale. I loro corpi si ridussero lentamente, tornando alle dimensioni originarie, e il bagliore magico che li avvolgeva svanì, lasciandoli come normali felini, ancora guardinghi, ma calmi. Tornarono a strofinarsi contro le gambe di Miranda, come per assicurarsi che fosse tutto finito.

Miranda si inginocchiò accanto a loro, accarezzandoli con affetto. "Bravi ragazzi.", mormorò. "Non avremmo potuto farcela senza di voi.".


***


Della bottega di dueña Miranda non vi è più alcuna traccia in tutta Valencia.

All’interno di Parque de la Cultura, passeggiando tra le stanze che mostrano pezzi di una storia che sa di mercanti e smerci preziosi, si trovano alcune bacheche piene di coloratissimi bottoni. Hanno forme e dimensioni di ogni tipo, colori accesi, lavorazioni particolari, decori esotici e di metalli preziosi: sono talmente particolari che rapiscono l'attenzione di chiunque per svariati minuti. Sembrano... magici!


-Sara-








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