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La Sconosciuta


“E’ una tipa strana eh?”

“Eh, abbastanza. Viene praticamente tutte le settimane da un mese. Si siede davanti ad ogni tipo di vasca e scrive, scrive, scrive. Ma che cosa avrà da scrivere così tanto su questi animali”

Martin continua a guardare quella ragazza seduta su una delle panchine davanti alla vasca e si domandava chi fosse e come mai frequentasse l’acquario senza in realtà visitarlo realmente.

“Scusi signorina, l’acquario tra 10 minuti chiude”

La sconosciuta alzò la testa, gli rivolse un mezzo sorriso, si alzò e si avviò verso l’uscita.

“Bè, buona sera, grazie, arrivederci! Sarebbero stati apprezzati come saluti, eh!

“Dai Francisco, non te la prendere. Non tutti sono educati come te!”

Disse Martin ridendo, dando una sonora pacca sulla spalla al suo collega.

In quel momento l’altoparlante annunciò:

 

“Si avvisano i gentili clienti che l’Oceanario de Lisbona tra cinque minuti chiuderà. Vi ringraziamo per aver passato la giornata in nostra compagnia.”

 

“Birretta?”

Chiese Francisco a Martin

“Ma sì dai, va bene.”

Uscendo dalla porta sul retro, Martin notò La Sconosciuta alla fermata del pullman.

Che dici, invitiamo anche lei?

Disse rivolgendosi all’amico

“Magari le posso insegnare un po' di educazione!”

Dai su Francisco, lavori con il pubblico da anni e ancora non hai imparato a farti scivolare le cose addosso?” 

 

Alla fine la birra, si trasformò in una cena e in un dopo cena, e i due passarono la serata tra chiacchiere e risate.

 

Per tutta la settimana La Sconosciuta non si vide. E Martin si chiese che fine avesse fatto.

“Ma tu l’hai vista la “nostra” Sconosciuta questa settimana?”

“No, e tu?”

“No” rispose Martin pensieroso.

“Sono quasi preoccupato.”

Francisco non diede peso a quell’affermazione di Martin credendo che stesse scherzando e si allontanò per andare verso i pinguini per dargli da mangiare.

 

La settimana successiva, la Sconosciuta si presentò.

E ciò avvenne per le settimane e i mesi a seguire. Per qualche strana ragione, Martin fu felice di quel ritorno.

Non si erano mai rivolti parola, ma lui sentiva che c’era una strana connessione con quella ragazza.

Ogni tanto, anzi raramente, la Sconosciuta andando via la sera, sorrideva a Martin.

Quello era il loro unico modo di comunicare.

 

I mesi passavano, lei continuava a passare ore all’acquario, in silenzio, da sola, sempre con il suo quadernino in mano.

Un giorno, Martin, passando alle sue spalle, si rese conto che non scriveva, ma disegnava: riuscì a vedere di sfuggita quelle pagine, ma rimase impressionato dalla somiglianza con i pesci che lui era abituato a vedere in quelle gigantesche vasche.

Un pomeriggio di metà settembre, si fece coraggio e decise di andare a parlare con la Sconosciuta.

“Visto che praticamente ha l’abbonamento per questo posto, potrebbe chiedere alla direzione se l’assumono. Tanto ormai conoscerà tutte le razze e le specie di animali presenti in questo acquario.”

Lei si girò come se avesse udito un rumore spaventoso. Con occhi sgranati lo guardò: il suo sguardo era un misto tra terrore e rabbia, senza dire nulla, si alzò dalla panchina e corse verso l’uscita.

Martin non riuscì a capire che cosa avesse mai fatto per scaturire quella reazione.

 

La Sconosciuta non si vide per delle settimane.

Poi, in un giorno autunnale, comparve nuovamente.

Fu lei questa volta che si avvicinò a Martin, e gli disse solo:

“Mi perdoni per come sono fuggita l’ultima volta. Le sarò sembrata una pazza.”

Fu talmente sorpreso da quelle scuse, che Martin rimase spiazzato e non seppe cosa rispondere. Disse solo ”diamoci del tu” sorridendo.  

Quello scambio di battute però, aiutò ad alleggerire la situazione, tant’è che ogni tanto Martin si fermava vicino alla panchina dove era seduta la Sconosciuta a fare due chiacchiere. E, lei, non tentò più la fuga.

Nonostante lui cercasse di sapere qualcosa in più di lei, l’alone di mistero che avvolgeva la ragazza, era sempre più fitto.

Non era praticamente riuscito a scoprire nulla, se non che, per pura casualità, lei gli aveva rivelato che casa sua era vicino ad un parco, perciò quando non si recava all’acquario, passava le ore in questo luogo, su una panchina a disegnare.

 

Più passava il tempo, più Martin era incuriosito da questa ragazza: era decisamente bella, minuta, capelli neri con un taglio a caschetto, occhi color nocciola e quando sorrideva le si formavano delle piccole fossette.

Era molto riservata, tanto da non dirgli nemmeno il proprio nome, o che lavoro facesse (ammesso che ne avesse uno), da dove arrivava o semplicemente la passione per il disegno da dove fosse nata.

Passavano così le giornate: lui a destreggiarsi tra le guide per l’acquario, attività varie (tra cui dare da mangiare a tutti gli esseri viventi di quel posto) e lei a disegnare per un’infinità di ore tutti i pesci, mammiferi, invertebrati che si palesavano davanti ai suoi occhi.

E nei momenti di tranquillità delle attività di routine del lavoro, Martin e la sconosciuta, pranzavano insieme, bevevano un caffè e parlavano. Parlavano moltissimo. E tutto ciò per Martin era abbastanza assurdo considerando che non sapeva nemmeno il suo nome.

“Ma è assurdo che parliate per ore e ore e non sai nemmeno come si chiama. Come la saluti?”

“Ehi, ciao!”

Esclamò Martin.

Scoppiarono entrambi a ridere.

“Bè mi dai ragione se dico che tutto ciò non ha senso, vero?”

“Si, lo so. Ma cosa dovrei fare? Lei è molto riservata, non si espone, non mi racconta molto di sè stessa, parliamo dei pesci, del mio lavoro, della sua passione, ma della sua vita privata non so nulla.”  

“Ma non si tratta della sua vita privata, ma del suo nome proprio, cavolo!”

“Non so cosa fare! Una sola volta glielo chiesto e mi ha risposto – alla fine al nome si dà troppa importanza. Che senso ha chiamare una persona con un solo nome. Alla fine un nome è solo       un’etichetta che si dà ad una persona. Tu chiamami con il nome che secondo te mi sta bene addosso-. Cosa avrei dovuto rispondere ad una spiegazione così esaustiva e soprattutto che non lasciava spazio a molte risposte??”

Martin e Francisco rimasero in silenzio per elaborare quello scambio idee e a domandarsi quali segreti misteriosi aveva questa ragazza.

 

L’amicizia, se così si poteva definire, tra i due andò avanti mesi e mesi. Il loro rapporto, seppur molto particolare, diventava sempre più intimo e stretto. Spesso lei lo aspettava a fine turno per passare del tempo insieme al di fuori dell’acquario, ma nonostante Martin glielo chiedeva ogni volta, lei non voleva mai farsi accompagnare a casa.

Martin si rese conto che i suoi sentimenti stavano iniziando a cambiare, si rese conto che era completamente perso per questa ragazza. Pensava a lei, ai suoi occhi, alle sue labbra, alla sua voce praticamente tutto il giorno, e non vedeva l’ora di andare in pausa per poter passare del tempo con lei.

Un giorno di primavera, l’acquario era gremito di studenti accompagnati dai professori per fare la visita guidata. Ma era il primo week end del mese, e come tradizione, il biglietto di ingresso era ridotto. L’acquario era decisamente molto affollato.

Martin in parte era dispiaciuto perciò in quanto sapeva che avrebbe potuto dedicare pochissimo tempo all’affascinante Sconosciuta.

Nel mentre che Francisco organizzava i gruppi per iniziare con le visite, Martin si accorse di una scena molto particolare.

La sua Sconosciuta, che aveva deciso di chiamare Sally, era seduta sulla solita panchina. Disturbata dalla quantità di gente intorno a lei, decise di spostarsi. In quel momento i suoi occhi videro qualcosa che la spaventò tremendamente, si bloccò per un istante, poi si voltò e iniziò a correre velocissima verso l’uscita. Martin cercò di capire cosa avesse potuto spaventarla così tanta da farla fuggire a quella velocità. Si guardò intorno, ma non vide nulla di strano. Si accorse però, che nella fuga, a Sally cadde il quaderno dalla borsa. Dopo averlo recuperato, si accertò di metterlo al sicuro, promettendosi di ridarglielo il giorno dopo.

 

Però, il giorno dopo, la Sconosciuta non si presentò.

E nemmeno per i giorni successivi, e le settimane seguenti.

 

Martin aspettò due settimane e mezzo, poi stanco di attendere decise di andare a cercarla.

“Cosa fai, ti giri tutto il quartiere sperando di trovarla? Non sai nemmeno quale sia il suo quartiere”

“E cosa faccio? Sono preoccupato. E’ scappata in quel modo e sono più di due settimane che non la vedo. Voglio capire cosa è successo.”

“Martin non ha senso. Lo vuoi capire? Ti sei preso una cotta per una di cui non sai assolutamente nulla! Ma vuoi tornare tra no?”

“Tieni il cellulare a portata di mano, che se ho bisogno, ti chiamo.”

E se ne andò.

 

Si recò alla fermata dove aveva accompagnato Sally tantissime volte e salì sull’unico pullman che si fermava in quel punto. Chiese all’autista dove dovesse scendere per recarsi al parchetto. L’autista, con mille perplessità, gli disse il nome dell’unico quartiere che aveva un po' di area verde.

In attesa di scendere alla fermata corretta, Martin sfogliò il quaderno della Sconosciuta e si rese conto che aveva mille indizi per capire dove fosse casa sua. C’erano disegni con la vista che si vedeva dal balcone, dei negozi sotto casa, della stradina che portava al corso principale.

Si era convinto che trovarla sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Ed effettivamente, una volta sceso dal pullman, non ci mise molto a trovare il palazzo giusto.

Ora il dubbio stava solo a capire dove citofonare.

Decise che Sally abitava al 4° piano, scala di destra, in quanto era l’unica sulla plafoniera del citofono a non riportare un cognome.

Arrivato davanti alla porta, bussò.

Nessun rispose. Sentì dei passi dietro la porta e poi, nuovamente silenzio.

“Sono io Martin. Apri per favore?”

Passò qualche secondo prima che la porta, dopo infiniti giri di chiavistello e serratura, si aprì.

Alla vista della Sconosciuta, Martin sorrise dalla gioia, fece un passo verso di lei per abbracciarla, ma Sally indietreggiò. Lo tirò verso l’appartamento e chiuse subito la porta con lo stesso numero di mandate con cui l’aveva aperta.

“Come stai? Perché sei sparita? Perché sei scappata?”

“Quante domande!”

Martin si sedette aspettando che lei gli desse qualche spiegazione.

“Va bene ok. Sto bene come vedi. Era il caso che per un po' non mi facessi vedere.”

Martin continuava a fissarla con aria interrogativa.

“Ok ok, ti racconterò tutto. Ma smettila di guardarmi in quel modo. Sono scappata perché ho visto una persona che non doveva vedermi. Io non ti ho mai detto il mio nome, le mie origini o chi sono, perché sto scappando… sto scappando dalla mia famiglia. Sto scappando da un padre violento, da una madre succube, e da tutti quelli che disapprovano la mia fuga.  Arrivo da un paese dove le donne non sono assolutamente considerate parte della società, dove le donne non hanno quasi diritti, dove a dodici anni sai già di chi sei promessa sposa. Arrivo da un paese dove le donne non possono lavorare, non possono vivere la vita che vorrebbero. Io ho avuto il coraggio di ribellarmi. Circa cinque anni fa, durante una notte, ho preso il mio zainetto e sono scappata. Ho girato per un po', poi ho deciso di stabilirmi qua. Mi piace il quartiere, mi piace Lisbona, mi piace il parchetto che ho vicino casa, mi piace l’acquario e mi piaci tu. Ma l’altro giorno, tra la gente all’acquario, ho visto mio zio. Non so bene cosa ci facesse, ma non potevo rischiare di farmi vedere. Voglio continuare ad essere libera.”

Martin che aveva ascoltato tutto il tempo Sally con moltissima attenzione, non seppe cosa rispondere.

“Bene ora sai la verità, sai chi sono e da dove arrivo. Qualcosa da dire?

“Si effettivamente una cosa ci sarebbe… anche tu mi piaci”

Sorrisero guardandosi. L’imbarazzo stava calando, e iniziarono a sentirsi entrambi a loro agio.

Ora era lei che guardava lui con aria interrogativa.

“Se non è un problema, io non me ne vado. Al massimo continuiamo a scappare insieme. Sicuro è, che da oggi, ci penso io a te. Solo una cosa però vorrei sapere… il tuo nome?”

“Sai, penso che Sally mi stia benissimo”

 

 

-Ille-

 

 

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