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L'Uomo Solitario

Aggiornamento: 21 feb



“Lidia dobbiamo stare qua per un bel po' di tempo, e non puoi pensare che passerai tutto il tempo a studiare e basta! Dovrei pur socializzare con qualcuno. Dai su, non fare la rompiballe”

 Per Greta era tutto facile. Ma io sapevo i mesi mi aspettavano, sapevo quante notti sui libri avrei passato. Io non sono come lei, non mi basta ascoltare la lezione e sapere già tutto. Insisteva con questa storia di scaricare queste app. di incontri, in modo da poter conoscere qualcuno in erasmus come noi, o comunque cercare di farci degli amici, dei conoscenti con cui uscire ogni tanto. Ma il mio ultimo pensiero al momento era trovare qualcuno che mi distraesse dagli studi. Sono venuta a Stoccolma per studiare in una delle più importanti università, e assolutamente non mi serviva avere distrazioni.

 

Il primo giorno di lezione ero sopravvissuta. Non mi sembrava vero; le lezioni erano tenute in svedese o se andava bene in Inglese, era tutto decisamente molto complicato, ma mi era piaciuta tantissimo.

Io e Greta dopo lezione decidemmo di andare un po' in giro per la città, per visitarla un po'. Nonostante il clima decisamente mite, Stoccolma si presentava come una città colorata, viva, piena di energia, e con un’architettura decisamente affascinante. Non ci rendemmo conto però che ci eravamo allontanate tantissimo dal nostro residence, e per un attimo, soprattutto a me, prese il panico.

“Io lo sapevo che non dovevo darti retta, cavolo! E adesso come facciamo??”

“Lidia ti vuoi calmare??!! Adesso capiamo come tornare indietro! Siamo nel 2023 esistono i telefoni con google maps, tranquillizzati per favore!”

In quattro e quattrotto Greta capì come tornare indietro, e dopo 20 minuti di camminata a passo svelto, eravamo davanti al residence.

Però ti devi dare una calmata eh Lidia, non puoi andare in panico subito senza un reale motivo”

Parlava lei, che a 22 anni aveva già girato mezza Europa, a differenza mia, che avevo lasciato il mio paesino in provincia di Torino, due volte in vita mia, e la seconda volta era stato per andare a Milano a prendere l’aereo che ci ha portato qua.

“Si scusa hai ragione. Domani sarò più tranquilla, e soprattutto più fiducia nelle tue capacità.”

“Ah no bella mia, domani niente giro per la città. Domani ho un appuntamento con un Francese che è qui da due anni per studiare, tra l’altro sta facendo il tuo stesso corso, magari lo conosci, si chiama Filippe”

“Greta, oggi per la prima volta sono entrata in aula, saremmo stati almeno in 200 e oltretutto se è qui da due anni vuol dire che è almeno al secondo anno, non con me quindi. E poi…. Come sarebbe che hai un appuntamento? Già mi lasci sola?

“Lidia ti devi dare una svegliata però, il mondo va veloce e devi stare al passo. Io te l’ho detto l’altro giorno di scaricarti una delle app. almeno ti aiutano a far amicizia con qualcuno”

“Ma io non so venuta fino a qui per trovare l’amore della mia vita, io sono venuta qua per studiare Neuroscienze, ti pare che ho tempo da perdere?!”

“Fa come vuoi, poi però non ti lamentare eh se rimarrai da sola mentre io uscirò tutte le sere. E comunque nessuno ha detto che devi trovare l’uomo della tua vita, ma un po' di esperienza straniera non hai mai fatto male a nessuno!”

E dopo questa perla, si chiuse in bagno a fare la doccia.

 

Guardai la sveglia che puntava l’orario sul soffitto: 03.03. L’ansia si era impossessata di me. Le parole di Greta continuavano a risuonarmi in testa. Io non volevo rimanere sola. Oltretutto in un pese straniero che non conoscevo. Ma c’è anche da dire che le mie esperienze col mondo maschile, fino ad oggi, erano state decisamente molto misere. All’età di 14 anni mi misi con Silvio, e ci rimas fino a qualche mese fa, quando ho deciso di chiuderla perché tanto non mi sentivo più innamorata. Sono arrivata a 22 anni avendo avuto a che fare con un solo uomo. Mi sentivo decisamente spaesata, e non pronta ad avere a che fare con il genere maschile da quel punto di vista. Greta era decisamente “più avanti” di me. La sua storia più lunga era durata circa un annetto, e non era nemmeno troppo innamorata dato che per tutto il tempo della sua relazione non aveva fatto altro che cornificare il poveretto. Credo che effettivamente lei non si fosse mai innamorata veramente e cercava di colmare l’assenza del padre, attirando le attenzioni degli uomini. Vabbè, ma questa è un’altra storia.

Mi alzai dal letto, andai in cucinino, accesi la lampada di stoffa (l’arredamento di questo residence lasciava molto a desiderare, ma questo spettava di diritto agli studenti fuori sede) Presa un po' dal panico, cercai queste app. di cui mi aveva parlato.

Ne trovai una “Amicizia in chat” era in inglese, ma decisi che era quella che faceva per me. La scaricai. Era organizzata in maniera diversa da quelle che Greta mi aveva fatto vedere: innanzitutto non dovevi per forza mettere delle foto, e poi c’erano delle stanze virtuali, dove c’erano argomenti di discussione. Nonostante l’ora tarda, vidi che nella stanza “poesia” c’era gente che chiacchierava, decisi di entrare. Era in atto una discussione tra tre persone sul poeta Bukowski. Un certo tizio di nome EnsamMan ad un certo punto, dal nulla, si accorse della mia presenza e mi chiese quale fosse la mia opinione sulla poesia “Il cuore che ride” e in un lampo chiusi l’app. Mi ero stupidamente imbarazzata, come se fossi stata scoperta con le mani nella busta delle caramelle. Spensi il telefono e andai a dormire.

La mattina seguente, entrai nell’app. e c’era una richiesta di contatto, l’accettai e si aprì una schermata con una chat privata, dove questo tale EnsamMan mi chiedeva cosa fosse successo, perché ero sparita all’improvviso, se magari la conversazione non era di mio gradimento.

Decisi di rispondergli.

“Scusa mi si è spento il cellulare, scaricoJ.  In realtà quella poesia mi piace molto, anche se quella che preferisco è “Non ho smesso di pensarti”

Iniziammo così una conversazione che non ebbe mai fine sui vari poeti che più sentivamo vicini, quelli più strani, quelli che non ci piacevano affatto. Feci fatica ad ammetterlo, ma questa persona mi intrigava sempre di più, e il fatto di non conoscere il suo aspetto, in realtà non mi dispiaceva. Potevo prima conoscere la sua vera essenza. Mi permisi di chiedergli almeno l’età, perché sulla sua descrizione sull’app. non c’era. Trentatrè, mi rispose. Bè obbiettivamente, calcolando che non avevo intenzione di conoscerlo di persona, la cosa non mi toccò.

Decisi però, di seguire un corso fuori dal mio dipartimento, ispirata da questo “Uomo solitario” che aveva una preparazione in materia impeccabile e volevo sentirmi all’altezza.

Greta dopo qualche settimana si accorse del mio uomo misterioso.

“Allora vuoi dirmi qualcosa di lui, o ti devo pedinare e vedere direttamente chi è?”

“Guarda che non vedo lui quando esco la sera, ma sto seguendo un corso sulla Poesia Internazionale”

“Non ci credo Lidia, non ti bastava già il programma universitario? Mi sembra che tu non faccia altro che studiare, quando ti godi un po' questa città e le sue meraviglie?“

E mentre mi diceva ciò mi fece vedere la foto di un ragazzo biondo, occhi azzurri, alto (almeno sembrava) e con muscoli enormi, decisamente molto molto, molto bello.

“E costui sarebbe?”

“Il mio nuovo boyfriend come si definisce lui. L’ho conosciuto in biblioteca. O meglio, io uscivo dalla biblioteca e lui stava salendo sulla sua moto, gli ho chiesto un passaggio e nulla, da cosa nasce cosa, sai com’è”

“No Greta, non so com’è. Ma è ok? Cioè quanti anni ha, che lavoro fa, dove abita, sai qualcosa di lui insomma? E soprattutto il francese che fine ha fatto??”

“Ma chi, Filippe? Già superato ormai! Di lui so che assomiglia a quei vichinghi che vedevamo nei film, e ciò mi basta per farmi offrire da bere e farmi dei giri in moto fantastici. Alla fine non me lo devo mica sposare”

Lei era fatta così, non prendeva nulla sul serio, era quasi tutto un gioco.

“Guarda che sto organizzando un’uscita con te e un suo amico. Non è bello come il mio Hugo, ma mi sembra abbastanza ok.”

“Greta, poi vediamo eh, per favore”.

Mi chiusi in camera per rispondere al “mio” Uomo Solitario. Trovai un suo messaggio che mi fece andare subito in paranoia. “Che dici se ci incontriamo?”

Rimasi in silenzio su quella chat per due giorni. Al terzo gli chiesi solo “Perché?”

Lui mi rispose che aveva piacere ad incontrarmi, perché si trovava bene con me, e per scambiare due chiacchiere dal vivo. Mi feci coraggio, e gli diedi appuntamento due giorni dopo, al bar vicino a dove seguivo il corso di Poesia Internazionale così almeno, avevo la scusa che dovevo andare al corso e non avevo moltissimo tempo qualora mi fossi sentita troppo a disagio.

Per riconoscerci, ci mettemmo d’accorso sull’indossare un accessorio bianco: una spilla, un foulard.

Arrivai al bar con 5 minuti di anticipo, ma non andai verso il dehors, aspettai nelle panchine del giardino adiacente per vedere chi sarebbe arrivato col dettaglio bianco.

 

A Greta dissi che se non avesse ricevuto un mio messaggio nel giro di 2 ore, di venirmi a cercare e le lasciai l’indirizzo del bar. Ovviamente quando le dovetti (si perché mi obbligò) raccontarle dove stavo andando e a far che cosa, era la donna più felice del mondo

“Ahhhhh lo sapevo che mi stavi nascondendo un uomo!!! Pensi che io certe cose non le capisca! Diciamo che non hai proprio seguito il mio consiglio, visto che non sai manco che aspetto abbia, però già sono felice che tu abbia avuto voglia di conoscere qualcuno del posto.”

 

Ero in attesa ormai da 10 minuti ma nessuno di nuovo si era seduto ai tavolini. Di spalle vidi il professore del corso che seguivo la sera. Pensai che, visto che il “mio EnsamMan” mi aveva dato buca, potevo prendere un caffè con lui, almeno non rimanevo da sola su una panchina.

Avvicinandomi al tavolino, vidi la tracolla del prof. appoggiata a terra e per la prima volta feci caso ad un dettaglio: sul lato c’era ricamato in rosso la scritta EnsamMan. Rimasi interdetta e un po' confusa dalla particolare coincidenza. Ma appena mi trovai davanti a lui, vidi che dal taschino della sua giacca sbucava una rosa bianca. Impietrita spalancai gli occhi, lo guardai e dissi solo

“Prof.?!”

Lui notò il mio foulard bianco intorno al collo

“Ci speravo fossi tu.”

 

-Ille-




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