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Il Cavaliere dei fiori



“Si mamma, stai tranquilla, mi sono portata tutto il necessario per stare qua uno, due, tre mesi o chissà! E ad ogni modo se non mi basteranno i vestiti, o il deodorante o qualcos’altro, sono sicura che una specie di supermercato qua lo posso trovare!

Mamma lo sai che ho accettato questo incarico solo perché spero che faccia punteggio per la promozione che daranno a fine anno! Voglio poter almeno diventare caporedattore e non rimanere una novellina che scrive articoli di seconda serie che nessuno leggerà mai!

“Lo so tesoro, mi rattrista solo l’idea che tu sia la, tutta sola, in una città straniera, dove non conosci nessuno.. e non oso immaginare per quanto tempo tu debba restarci”

“Mamma ora non esagerare, Copenaghen non è dall’altra parte del mondo. E tutta sola non sono, c’è una sede della mia testata giornalistica qua, domani andrò in ufficio e conoscerò dei colleghi e poi mi hanno fornito un alloggio delizioso, quando te la sentirai, prendi un aereo e mi vieni a trovare!”

“Va bene tesoro, ora vado a dormire. Mi raccomando chiamami tutti i giorni e aggiornami se la storia della statua si risolve in fretta così tu puoi tornare a casa!”

“Mamma è la Sirenetta… vabbè, comunque ti tengo aggiornata. Buona notte mamma, a domani”

 

Mia madre è così. Apprensiva, dolce, presente. Molto presente. Ma se non ci fosse lei, a volte, non saprei proprio come fare.

Siamo rimaste sole quando avevo dodici anni. Mio padre ci lasciò per colpa di una brutta malattia che lo consumò in poco più di tre mesi, e da un giorno all’altro, mia madre si dovette fare carico di tutto: la casa, il lavoro, me. Sicuramente io ero quella che le dava più preoccupazioni: stavo entrando nell’età dell’adolescenza, avevo appena perso mio padre, ero decisamente ribelle e scostante, ma lei ha saputo comprendere a pieno il mio dolore e a capire che quella mia ribellione era solo un grido silenzioso di rabbia contro il mondo. E ha iniziato a fare sia la mamma che il papà, in maniera così profonda, così dolce, così amorevole che ha saputo tirarmi fuori da quel mondo di inquietudine che mi ero creata, e mi ha salvata.  

Siamo state solo io e lei per moltissimi anni, ha dedicato metà della sua vita a me, alla mia felicità e alla mia realizzazione. Poi un giorno incontrò un uomo, buono, buonissimo, che le regalò, e fortunatamente le regala ancora, momenti di serenità e di gioia. E da quando c’è lui, io sono più tranquilla. So che c’è qualcuno al suo fianco che veglia su di lei, che la fa star bene, la ama e la rende felice. Anche ora che sono qui, lontano da casa, il pensiero che al suo fianco ci sia qualcuno, mi rasserena.

 

Stamani mi ha svegliato la luce del sole che si faceva spazio tra le tende della camera da letto. E devo dire che come sensazione non è stata affatto male. Il programma della giornata e di passare in ufficio a conoscere i colleghi e poi andare sul luogo del misfatto!

 

Dopo tante barbarie fatte a questa povera Sirenetta - il 24 aprile 1964 le venne tagliata per la prima volta la testa che non fu mai ritrovata, il 22 luglio 1984 le fu amputato il braccio destro, che però venne riconsegnato subito dopo, nel 1990 tentarono di decapitarla di nuovo, senza successo, il 6 gennaio del 1998 riuscirono nuovamente a tagliarle la testa, che però venne riconsegnata e rimessa al suo posto circa un mese dopo, ed infine l’11 settembre 2003, in cui venne addirittura sradicata dalla roccia che le fa da piedistallo più tutte le volte che è stata ricoperta di vernice- questa volta sta attirando l’attenzione su di sè, per qualcosa di più particolare, decisamente più romantico: sono settimane che la città di Copenaghen si sveglia e si domanda di quali fiori sarà ricoperta quest’oggi la Sirenetta.

Proprio così. Sono settimane che qualcuno si diverte, durante la notte, a spargere intorno alla statua, dei fiori: la prima volta girasoli, poi tulipani, poi gigli, ogni volta fiori diversi. Fiori magari nemmeno di stagione, e magari nemmeno del posto. Inizialmente erano abbastanza cadenziate le apparizioni, poi, avendo iniziato la polizia a fare appostamenti, lo schema è cambiato.

Ed io sono qui per questo. Per capire chi è il “Cavaliere dei fiori”. Non so nemmeno perché la gente sia convinta che sia un uomo, per quanto si sappia, potrebbe essere anche una donna. Non si ha nessuna traccia per capire chi possa essere.

 

“Ciao, io sono Josefine, tu sei Anna vero? Il capo ci aveva avvisato che oggi sarebbe arrivata una collega dall’Italia.”

“Si piacere Anna. Dove posso sistemarmi?”

“Vieni ti faccio vedere la tua scrivania.”

 

Decisamente tutti affabili e cortesi i Danesi. Dopo essermi sistemata in ufficio, sono andata a fare un sopralluogo sulla scena del crimine.

 

“Anche lei qui per cercare il Cavaliere misterioso?”

La voce di questo uomo mi distrae dai miei pensieri e distolgo lo sguardo dalla magnifica statua che stavo osservando. E’ sulla settantina, ben portati, occhiali da sole, cappello alla pescatora.

Lo guardo in silenzio.

“Scusi, non volevo importunarla. E che da quando sono comparsi tutti questi fiori, c’è costantemente un viavai di persone. Disturbano la mia quiete”

“Non è abituato a questo movimento di persone anche senza i fiori? La Sirenetta ha sempre attirato tantissimi turisti.”

Si ma adesso, ne vengono molti di più e soprattutto si stabiliscono qui attorno per cogliere di sorpresa il Cavaliere”

“Ma perché lo chiamate cavaliere? E se fosse una donna?

“Dicono di averlo intravisto una notte, e sembra avesse la sagoma di uomo, non di donna.”

Mi giro e fisso per un attimo la Sirenetta. E mi perdo in chissà quale ricordo. E quasi come se mi avesse letto nel pensiero, il signore mi dice:

“Se vuole le offro una tazza di the, e le racconto qualche piccolo aneddoto, qualche piccola leggenda su questa fanciulla qua. Sa, ce ne sono tantissime.”

Non so bene perché, ma ho accettato l’invito.

 

“Ciao mamma, tutto bene! Sono sana e salva. Oggi tappa in ufficio e poi a trovare la mia Sirenetta. Ma sai che dal vivo è affascinante? L’hanno riprodotta veramente bene!”

“E hai mangiato? Hai fatto amicizia con qualcuno? Mi raccomando, non dare troppa confidenza”

“Mamma! Ho 38 anni! Su, non fare troppo la “mamma”. Si ho fatto amicizia comunque, un uomo, anche affascinante, che mi ha raccontato tantissime storie sulla Sirenetta e sulle leggende che girano intorno ad essa. Lo sai perché ha lo sguardo, tra l’altro triste, rivolto verso il mare?”

“Un uomo? E chi sarebbe questo uomo affascinante? No, non lo so, ma non sapevo nemmeno che avesse lo sguardo rivolto verso il mare.”

“Perché guarda a cosa ha dovuto rinunciare per amore. Ha lasciato il mare, la sua casa, per seguire un amore che ha perduto. E’ una storia tristissima! L’uomo invece si chiama Peter, e ha circa settant’anni.”

“MA ANNA!! COME SETTANT’ANNI!!!”

“Mamma sta tranquilla, è un signore che ha la barca li al porto, mi ha offerto una tazza di the e due chiacchiere. Non punto ancora così in alto, non ti preoccupare. Però, è una persona piacevole. Di compagnia. Domani mi ha invitata a cena. Sa che sono qua sola e si è offerto di prepararmi un’ottima cenetta.”

“Anna per favore, non farmi stare in pensiero!”

 

Penso che ormai siano due settimane che, ogni sera, vado a cenare da Peter. La sua compagnia mi fa sentire meno sola e ha così tanto da raccontare, che mi piace ascoltare tutte le sue storie. Sono storie di una vita intera di un uomo, di quelle che ne devi fare tesoro.

E, in una di queste mattine, finalmente, sono riuscita a vedere la comparizione dei fiori intorno alla Sirenetta! Questa volta erano orchidee. Bellissime.

 

“Ciao Peter, buona sera! Ho portato del vino! Ma… abbiamo ospiti?”

“Ciao cara, spero non ti dispiaccia, ma ho invitato mio figlio, che finalmente è rientrato dall’ultimo viaggio.”

“No no, figurati. Nessun problema.”

 

Anche se forse era meglio se me lo diceva, così li avrei lasciati soli. Questa situazione mi mette un po' a disagio.

 

“Ciao, tu devi essere Anna, piacere, io sono Niels. Mio padre non ha fatto altro che parlarmi di te nelle ultime due settimane. Grazie per avergli tenuto così tanta compagnia”

 

Porca miseria. Ho davanti a me uno degli esseri più belli che io abbia mai visto. E’ altissimo. Ed è pieno di muscoli che si vedono.

 

“Eh… ciao. Si sono Anna. Piacere mio. Oh… ha fatto più compagnia lui a me che io a lui, nessun problema, davvero.”

“Anche tu qui per il Cavaliere misterioso?”

“In realtà, sono una giornalista e devo scrivere un articolo su cosa sta succedendo alla Sirenetta. Così mi hanno spedito qua a raccogliere informazioni.”

“ E quanto ti trattieni?”

“Ah, non lo so. L’ideale sarebbe che riuscissi a scrivere un articolo con tutta la storia, ma la vedo dura che si riesca a scoprire l’entità di questo essere misterioso!”

E’ davvero difficile non rimanere ipnotizzate dai suoi occhi: azzurri, di un azzurro intenso. Ha uno sguardo che ti passa da parte a parte. Mi farebbe sentire nuda, anche se avessi la tuta da sci addosso.

 

                                                                                    ***

 

Sono passati tre mesi da quando sono arrivata a Copenaghen. I fiori continuano a comparire, ma il “colpevole” ancora non si è fatto scoprire. Anche io e Niels ci siamo accampati un paio notti per cercare di cogliere in flagrante il Cavaliere dei fiori, ma con pessimi risultati. In compenso, però, posso dire che non mi sento più sola. Anzi. Tra me e Niels è successo forse tutto troppo in fretta, ma ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda. E’ gentile, premuroso, dolce, presente. Mi fa sentire una principessa, la sua principessa. E mi vizia. Tantissimo.

In una delle notti degli appostamenti, presi dall’atmosfera che c’era intorno a noi, ci siamo baciati. Uno di quei baci dove non ti vuoi più staccare, un giusto mix tra dolcezza e passione. E, senza quasi che me ne accorgessi, ci siamo ritrovati nudi, l’uno sull’altra e abbiamo fatto l’amore.

Là, in mezzo al giardino, davanti al porto, sotto lo sguardo della Sirenetta e sotto il chiaro di luna, nella tenda che avevamo piantato per passare la notte.

Mai avrei immaginato tutto ciò due mesi fa quando sono partita. Mai avrei immaginato di trovare qua, l’uomo che nemmeno sapevo di aspettare.

E ora, non ho assolutamente intenzione di tornare a casa. Ho avviato le pratiche per il trasferimento di ufficio, d’altronde se sono brava, lo sono sia lì che qui.

E ora mi tocca la cosa più difficile.

“Ciao mamma, come stai?”

“Bene tesoro, tu?”

“Bene mamma…. Ascolta… io non credo di rientrare, almeno non in un futuro immediato. Credo di voler rimanere qua. Non voglio sprecare quest’occasione che la vita mi ha dato. Mi sono innamorata mamma, scusa se non ti ho detto nulla fino ad oggi, ma Niels è così….. è così tutto, che non voglio e non mi va di rinunciare a lui e a ciò che è nato tra noi. Sto bene qua mamma, ho trovato il mio posto..  E poi, in fin dei conti Copenaghen, non è nemmeno così male!”

 

 

Spero solo di non ritrovarmi come la Sirenetta: sola, con lo sguardo melanconico rivolto verso casa, e triste perché ho rinunciato alla mia terra per un amore che ho perso.

 

 


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-Ille-

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