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Allo scoccare della Mezzanotte

Aggiornamento: 9 mar



“Dai Tomas, sbrigati, o faremo tardi per questa splendida giornata che ci aspetta”

“Papà non ho voglia di andare! Possiamo fare una passeggiata io e te?”

“Tesoro, è la giornata padre-figlio e la scuola ha organizzato questa giornata in gita all’Orologio Astronomico, non possiamo mancare. Stasera ti prometto che ti porto al Deminka a mangiare hamburger e patatine fritte con una pepsy ghiacciata, ti va?

“Mmm va bene papy. Lo faccio solo perché sei tu, eh!”

 

Come è facile corromperlo. Anche se è una vita che lo faccio. Prima o poi non ci riuscirò più.

 

                                                                                ***

 

“Buongiorno a tutti, grandi e piccini! Mi presento, io sono Eva, e oggi vi accompagnerò alla scoperta dell’Orologio Astronomico e della sua meravigliosa storia”

Mentre Eva parlava, mi imbambolai completamente, rapito dal suono della sua voce. Ma, Pavel mi riportò alla realtà.

“Ehi amico, occhio che così la consumi”

“Che cosa consumi Papà?”

“Nulla Tomas, nulla. Ascolta Eva, è interessante ciò che dice”

Mi girai verso Pavel

“Ma guarda che la stavo solo ascoltando”

“Non c’è nulla di male Milo ad interessarti, finalmente, ad una donna eh. Anzi, direi che è giunta l’ora”

 

 

Pavel, il mio migliore amico da più di 20 anni, mi conosce come le sue tasche. E’ stato presente a tutti i momenti felici e a tutti i momenti peggiori della mia vita. Anche quando Erika, dopo aver dato alla luce Tomas, morì. Quello fu il giorno più bello e più brutto della mia vita, a distanza di qualche secondo.

La storia d’amore con Erika, era da romanzo rosa.

Ci conoscemmo tra i banchi di scuola, e da allora, non ci lasciammo più, fino a quel 27 gennaio. Era la mia migliore amica, la mia amante, la mia fidanzata, mia moglie. Eravamo talmente uniti, da sentire gli stati emotivi dell’altro, era un amore con la A maiuscola, di quegli amori che vivi e incontri una sola volta nella vita. Avevamo tantissimi progetti, una vita insieme che ci aspettava. Ci sposammo, e dopo qualche anno rimase incinta. La gravidanza partì male, i dottori dissero che era a rischio aborto, quindi furono nove mesi di paure, ansie e preoccupazioni, ma ad ogni visita, la ginecologa ci rassicurava dicendo che il bambino era in forma e stava bene.

Arrivati alla fine della gravidanza, Erika aveva una strana sensazione, che mi trasmise completamente, e non potendo entrare con lei in sala parto, in quanto le fecero un cesareo, mi abbraccio fortissimo dicendo che mi amava da vivere (era la sua massima espressione per dirmi quanto mi amasse, non le piaceva dirmi che mi amava da morire, perché secondo lei, era un controsenso) e mi fece promettere che io non me ne sarei andato.

Dopo qualche ora, o forse il giorno dopo, realizzai che lei sentiva che non sarebbe uscita da quella sala, e la promessa era riferita a Tomas.

Quando presi Tomas per la prima volta in braccio, avevo sensazioni contrastanti: lo amai ma lo odiai anche. Per “colpa” sua Erika aveva perso la vita. Il mio grande amore era volato via, lasciandomi da solo con questo piccolo esserino che urlava a squarciagola, e che non capiva cosa stesse succedendo.

Se non ci fossero stati Pavel e Izabela, non credo che sarei mai riuscito a superare quel dolore, gestendo anche un neonato. La loro presenza, il loro aiuto, mi salvarono da una depressione annunciata e da un fallimento come padre garantito.

Ma da quando Tomas è nato, le mie energie, il mio tempo, la mia vita ruota intorno a lui, e sono 8 anni che non ho nessun tipo di contatto fisico o emotivo con una donna. Ciò non mi manca, anche perché mi manca ancora Erika, il suo pensiero è vivo dentro me. Però, mi rendo conto, che non saprei nemmeno come attaccare bottone con una donna ad oggi.

 

All'interno del quadrante vi è un anello mobile recante i 12 simboli dello zodiaco (disposti in ordine antiorario), che indica anche la posizione del sole sull'eclittica. La disposizione dei simboli sull'anello zodiacale è derivata dall'uso di una proiezione stereografica del piano dell'eclittica usando il polo nord come base della proiezione stessa; come comunemente fatto per gli orologi astronomici di questo periodo. La piccola stella dorata indica la posizione dell'equinozio di primavera ed il tempo siderale può essere letto sulla scala contrassegnata dai numeri romani dorati.”

“Interessante eh…però un po' lunghetta come spiegazione” commentò Pavel.

“Papà io mi sto annoiando” la voce di Dorota fece eco al padre.

Bene e con questo concludiamo la visita. Spero via sia piaciuta e che non vi siate annoiati troppo”

Sembra quasi che Eva ci avesse sentiti.

“In fondo al corridoio, c’è l’area relax con un piccolo spuntino omaggiato da noi. Per chi avesse piacere, offriamo anche il servizio foto ricordo istantanea per immortalare questa giornata”

“Grazie mille signorina Eva, la sua esposizione è stata assolutamente eccellente!”

Alle mie spalle sentì Pavel che lusingava Eva.

“Mi fa piacere che vi sia piaciuta e spero che non sia stata troppo impegnativa per i bambini, stiamo cercando di affinare un po' la spiegazione così da renderla più divertente”

Mi guardò intensamente.

Salutammo e uscimmo, trovandoci sulla bellissima Piazza affollata di gente con un sole mite che cercava di scaldare la giornata.

Come promesso, portai Tomas al pub a mangiare patatine fritte.

 

Ad Eva, passati i primi giorni in cui avevo fantasticato su di lei, non ci pensai più fino a quasi tre settimane di distanza da quella gita.

Ero al supermercato con Tomas a fare la spesa, quando, incontrai il suo sguardo tra gli scaffali.

“Buongiorno Eva! Anche lei qua?”

“Buongiorno a lei! Eh, ogni tanto mi sfamo anche io”

Aveva un sorriso bellissimo. Non era solo la bocca a sorridere, ma anche gli occhi.

Avevo scoperto che Eva, oltre a fare visite guidate all’Orologio, una volta al mese, andava nelle scuole e teneva piccole lezioni su alcuni angoli caratteristici della città, così da invogliare i bambini ad essere curiosi. Da lì a breve ne avrebbe avuta una con la classe di Tomas e Dorota.

“Ciao Eva! Che fai qui? Io e papà stiamo comprando la cena per stasera. Vuoi mangiare con noi? Così posso farti vedere la mia collezione di dinosauri”

Raggelai. La semplicità e l’ingenuità dei bambini è spaventosa.

“Oh Tomas, grazie per l’invito, ma stasera non posso proprio. Magari facciamo per un’altra volta, va bene?”

Così come la delusione è decisamente molto lampante in loro. Fortuna noi adulti su questo siamo un pochino più bravi a nascondere. Però almeno la sua risposta aveva fatto sparire subito l’imbarazzo che si era creato in me.

“Quando vuole Eva, i dinosauri e un bicchiere di vino, l’aspettano! Buona serata”

E con questo invito lasciato nel vuoto, ci congedammo andando in cassa.

Da quell’incontro al supermercato, Eva diventò un chiodo fisso.

Chiamai l’unica persona che poteva aiutarmi a capire come comportarmi in questa situazione.

“Ehi amico, io non ci vedo nulla di male. E’ la prima volta in otto anni che ti sento parlare di una donna. Anzi che hai anche solo un minimo interesse nei confronti di un essere femminile. Cos’ hai da perdere? Un caffè, una birra, non ha mai fatto male a nessuno. Magari la stai idealizzando pure troppo, ci esci, la conosci e scopri che ti sta pure antipatica. E ti togli il pensiero. Ma almeno non rimani con il rimpianto di non averci provato”

“Non è così facile. Io e Tomas abbiamo un equilibrio perfetto. Non voglio per nulla al mondo rovinarlo o intaccarlo. In più io devo pensare a lui, a farlo star bene e sereno.”

“Non credi che però, a prescindere da Eva, una figura femminile nella vita di Tomas non posso altro che fargli bene? Non andrebbe a rovinare il vostro rapporto, e tu come padre sei fantastico, ma forse ha anche bisogno di una presenza femminile. Di cosa hai paura?”

“Di soffrire. Di star male. Di perdere di nuovo qualcuno”

“Quindi meglio non provarci per evitare, eventualmente, di star male? Stronzate dai, e lo sai anche tu. Erika è e sarà per sempre l’amore della tua vita, ma è ora che tu vada avanti, o almeno tenti. Non le fai nessun torto se cerchi di essere felice. Non devi sentirti in colpa”

 

Spinto dalle parole di Pavel, andai a prendere Tomas a scuola il giorno che avrebbe avuto la lezione con Eva. E per mia fortuna, Eva uscì insieme alle classi.

Si avvicinò lei a me.

“Devo dire che Tomas ha un interesse innato per la storia e la cultura di questa città. Raro trovare dei bambini così piccoli affascinati a ciò.”

“Mi fa piacere sentire ciò, ho sempre cercato di rendere Tomas curioso di imparare e sapere” 

Prima che Tomas ci raggiunse, Eva mi chiese se quella sera ero libero.

“Vedo se Pavel può occuparsi di Tomas, e ti do conferma.”

Eravamo passati dal lei al tu in tre secondi. Frastornato da ciò che era appena successo, chiamai Pavel, gli raccontai la cosa, e fu più che felice di tenermi Tomas.

 

Mi presentai alle Restaurace Mlýnec come richiesto da Eva alle 20.00 in punto. Era uno dei ristoranti più belli della città.

Nonostante la situazione per me decisamente nuova, mi trovai subito a mio agio, e chiacchierammo per tutta la sera.

Le raccontai di Erika, degli otto anni appena trascorsi, di come era stato difficile creare una vita a doc per me e Tomas senza la madre; lei mi raccontò della perdita dei genitori in età adolescenziale, delle case famiglia dove era vissuta, di ciò che l’aveva segnata.

Scoprimmo di avere molte cose in comune. E di avere un bellissimo feeling. Non mi sentivo così da moltissimo tempo, mi sentivo quasi un quindicenne alle prese con la prima cotta. Ma più passavano le ore, più mi piaceva, e mi piaceva ascoltarla. Le due bottiglie di vino sicuramente aiutarono a sciogliere la tensione e l’imbarazzo iniziale.

Decidemmo di fare una passeggiata dopo la cena, la presi per mano, a tratti in un silenzio rassicurante, a tratti chiacchieravamo come se ci conoscessimo da anni. Stavo bene. Mi stavo assaporando e godendo il momento. Non avevo sensi di colpa, ne verso Tomas ne verso Erika.

Camminammo così tanto che arrivammo alla piazza dell’Orologio Astronomico.

“Sai la leggenda narra che se due persone si baciano allo scoccare della mezzanotte in questa piazza, saranno legati per sempre da un filo invisibile che non potrà mai essere distrutto”

“Ah si? Mai sentita questa leggenda”

“Metti in dubbio il mio sapere?”

Ed in quel esatto momento i dodici Apostoli cambiarono posizione, segnando così la mezzanotte.

Eva si avvicinò e con una dolcezza disarmante, mi baciò. Fu uno di quei baci dolci, romantici, pieni di paura e tenerezza. Aveva le labbra morbidissime e sapeva di buono.

Mi baciò per tutto il tempo dei rintocchi. Poi si staccò leggermente e aprì gli occhi, guardandomi.

Il calore del suo corpo, il battito del suo cuore, il suo sguardo penetrante. Era tutto così magico, così carico di emozione. Stavo bene. Ero felice. Felicissimo. Restammo così per un tempo indefinito.

E il mio unico pensiero fu… è questo l’inizio della mia seconda vita?



-Ille-




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1 comentario


Romano Portas
Romano Portas
13 mar

Bellissimo anche questo!!🥰

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