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Un colpo

Venezia, 24 dicembre.


La città era avvolta da una magica atmosfera: le piazze nebbiose erano illuminate dalle luci delle feste, le calli venivano animate dal vociare dei passeggeri nei vaporetti, sardine disperatamente ammassate alla ricerca dell’ultimo regalo prima del cenone. Per Rodolfo Esposito, tuttavia, questa notte di Natale era come tutte le altre, se possibile ancor peggiore rispetto al resto dell’anno.


Detestava il Natale, specialmente trascorrerlo in Italia: se non fosse stato chiamato per indagare su quell’ultima, ennesima pista, certamente avrebbe preso un aereo per qualche posto sperduto dove poter affrontare i suoi demoni in santa pace e solitudine. Non che normalmente detestasse tutti parenti, anzi, i rapporti erano piuttosto normali: è che proprio la Notte di Natale di 5 anni prima sua moglie era stata uccisa con un colpo di pistola che doveva essere destinato a lui. Tutti sapevano che il 24 dicembre Esposito non doveva essere cercato. Evidentemente, tutti tranne quello strano uomo d'affari veneziano che lo aveva invitato a indagare sulla scomparsa di sua figlia, una giovane donna di nome Violante sparita da qualche giorno, il cui caso poteva essere collegato al traffico di Fentanyl.

La ragazza, infatti, studiava giornalismo alla Cà Foscari, e proprio in quel periodo stava pubblicando un’indagine su quella nuova merda.


“Ma i giornalisti proprio sempre in mezzo ai casini si devono andare a ficcà?” 

Pensava l’ispettore mentre cupamente avviava le indagini. Non ci volle molto prima che trovasse la pista oscura e pericolosa in cui la ragazza si era fatta coinvolgere. Un mondo buio e rischioso, lo stesso schema che aveva trovato lui a Napoli e a Genova: Violante, purtroppo, pareva essere stata meno fortunata. Tutto faceva pensare che fosse stata uccisa dal gruppo di trafficanti che aveva ereditato la cellula del mar Ligure.

Qualche ora dopo il cadavere della giovane venne ritrovato accanto a un edificio strano, una chiesa sconsacrata dove, si diceva, si praticassero antichi rituali pagani.

Di nuovo quelle rune. Di nuovo qualcosa di poco chiaro.  


Forse era stata colpa della giovane età di Violante, dei suoi articoli così idealisti. Forse era stata la disperazione di quell’uomo che chiedeva giustizia per la figlia, o forse voleva far arrabbiare il commissario anche a Natale, restando quando lui gli aveva intimato di tornare e non mettere a rischio vita e carriera. Forse aveva deciso di concludere la partita, una volta per tutte.

Esposito era a Venezia, pronto alla resa dei conti. Era rimasto dove la coscienza gli diceva che l’avrebbe trovato, senza più tirarsi indietro o scappare. Non c’erano altre piste, altre priorità: stavolta il caso andava chiuso.      

“Se rimani, sarà la tua battaglia. Sarai solo, non posso aiutarti. Il comando di Venezia ti ospiterà, ma non intendono mettere uomini sull’indagine.” 

Gli aveva riferito il commissario, che non intendeva rassegnarsi alla sua testardaggine.

“Molto bene, in questo modo non avrò intralci.”

Aveva risposto l’ispettore baldanzosamente, pur sentendo un brivido di inquietudine lungo la spina dorsale.


Era solo.  


Dopo essere passato in commissariato a lasciare un paio di cose e a salutare i colleghi – che se fosse stato un alieno l’avrebbero probabilmente guardato con minor stupore, Rodolfo si era appostato vicino all'antica chiesa veneziana sconsacrata, proprio dove era stato trovavo il corpo di Violante. Non dovette aspettare molto prima che un uomo alto, magro, incappucciato e avvolto in un lungo cappotto nero come la notte si introducesse nel vecchio edificio. Esposito armò la pistola e s’introdusse nella chiesa con lui, spingendo una porta con uno strano simbolo sopra.

Rodolfo si avvicinò alle spalle dell’uomo, non palesandosi prima di avergli puntato l’arma alla nuca. L’uomo si girò, gli occhi rossi fissavano Esposito privi di ogni emozione, se non un leggero stupore canzonatorio.

“Non pensavo che sarebbe rimasto, Ispettore. Non ha una famiglia, una moglie da cui tornare a Natale? Ah, no! L’abbiamo ammazzata cinque anni fa!”

Una roca risata disumana scosse il corpo magro, mentre il grilletto si abbassava senza pietà.


Esposito respirava a fatica, tenendolo sotto tiro. Ammazzarlo avrebbe risolto qualcosa? Forse no. Quei ragazzi erano comunque condannati. Eppure la vendetta gli sembrava l’unica giustizia possibile, per quel cane. Nessuno l’avrebbe pianto, e forse per un po’ quella merda che importava sarebbe sparita.

A quale prezzo? La sua innocenza, la sua moralità valeva la salvezza di quell’uomo?


Una sola esitazione, appena sufficiente affinché l’uomo gli gettasse in faccia una polvere bianca, un potente allucinogeno. Esposito si sforzò di mantenere il grilletto puntato, cercando di non inalare quella merda, ma l'incantesimo era già in atto: lo comprese quando gli comparve lo spirito di Violante per mano a sua moglie, proprio alle spalle di quella specie di sacerdote neopagano. Troppo tardi tentare di resistere, ora. Lacrime di nostalgia gli solcavano le guance, Rodolfo era piegato e sconfitto dai ricordi.

“Ora morirai, piangendo come un bambino.”

Sussurrò ghignante il sedicente sacerdote estraendo un coltello dalla tasca e puntandolo dritto al cuore dell’Ispettore.


Un colpo.


Rodolfo era salvo per questo: un caso. Mentre non era lucido, il dito aveva istintivamente premuto il grilletto esattamente nel momento in cui quell’uomo gli sferrava il fendente. Dopo le lacrime, Rodolfo iniziò a ridere, senza capire bene per quale motivo ora i due fantasmi sorridessero. Dopo qualche ora si addormentò sul corpo ormai privo di vita del trafficante.

Esposito fu svegliato il 25 dicembre da alcuni rumori di passi, probabilmente turisti curiosi che cercavano un modo per entrare nella vecchia chiesa. Lo notarono appena varcata la soglia, e un urlo terrorizzato rese noto all’ispettore che non era in condizioni ottimali.


Non aveva ricordi della notte precedente, tutto quello che vide era quell’uomo morto accanto a lui. Il soprabito era pieno di sangue, la pistola ancora carica nella sua mano. Intorno, quella che pareva droga. Cos’era successo lì? Non c’era tempo di verificare i fatti: in lontananza risuonavano le sirene della polizia veneziana.


Esposito osservò il cadavere, un sorriso amaro comparve tra i baffi. Aveva riguadagnato la sua libertà, ma aveva perso la sua innocenza e la possibilità di salvare altri sventurati, di combattere altre battaglie.

Si levò il cappotto – per fortuna il clima non era troppo rigido, si sistemò un poco e frettolosamente uscì da una vecchia porta laterale chiusa con degli assi di legno. Gettò la pistola lungo la calle e si allontanò silenzioso, confondendosi nella folla natalizia.


Si guardò intorno.


Le luci natalizie, ora, risultavano meno fastidiose.

 

Silvia F.


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1 Comment


Romano Portas
Romano Portas
Dec 20, 2023

Brava ,siete tutte molto brave continuate il vostro sogno e cercate di pubblicare tutto in un libro di racconti sicuramente ci riuscirete !!!

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