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Immagine del redattoretre vagabonde tra le righe

la stazione fantasma

4.30 del mattino, Napoli centrale.

La stazione era deserta. Le luci erano spente, l'aria già irrespirabile preannunciava un’ennesima giornata di caldo soffocante e litri di sudore ad impregnare i sedili stantii della sala d’aspetto.

Da lì a poco orde di turisti sprovveduti e di famelici scugnizzi avrebbero invaso i binari riempiendoli di parole e scalpiccii, ma in quel momento il solo rumore era quello dei passi di un uomo che percorreva solitario le rotaie del binario 9.

Era un poliziotto alto e baffuto, un ispettore che rispondeva al nome di Rodolfo Esposito. Quella mattina si era recato alla stazione per indagare su una segnalazione di… Un fantasma.

La strana denuncia era arrivata da un viaggiatore che qualche giorno prima aveva riferito di aver visto un uomo incappucciato vagare per la stazione nella notte: nulla di strano, se il tizio non avesse raccontato che la figura incappucciata aveva gli occhi rossi, un foro di proiettile in testa e una faccia spaventosa, cadaverica.

Esposito non gli aveva creduto: prima di ritrovarsi su quei binari, aveva compiuto tutti gli accertamenti possibili. Nonostante il suo scetticismo, l’uomo aveva superato senza problemi i test psichiatrici e i suoi parametri erano totalmente nella norma.

Non aveva assunto droghe o altre sostanze: era semplicemente terrorizzato. In più, dopo quel primo caso, nei giorni successivi altre denunce analoghe avevano scatenato l’interesse dell’ispettore, che ora era determinato ad andare fino in fondo alla faccenda.

Prima di tutto c’era da considerare che la stazione era un luogo pericoloso, infido, e non si poteva escludere la possibilità di una suggestione di massa, probabilmente dovuta al caldo e alla fama della città.

Esposito rifletté su questa opzione mentre si accendeva una sigaretta osservando quei binari così bui. Gli sembrava una soluzione troppo semplice, troppo facile. Si accarezzò brevemente i baffi mentre estraeva una torcia dalla tasca, e riprese a camminare verso il luogo degli avvistamenti.

Illuminando il percorso con la torcia, si rese conto che proseguendo la stazione diventava più sinistra, più minacciosa. L’ispettore sentiva un brivido di paura percorrergli la schiena, ma proseguì ugualmente.

All’improvviso, Esposito vide qualcosa muoversi tra le ombre prodotte dalla torcia. Alzò la luce e si trovò di fronte un uomo incappucciato, con gli occhi rossi, un vistoso taglio in fronte e un colore cadaverico. Corrispondeva perfettamente alla descrizione del testimone. Esposito si fermò paralizzato, incapace di proseguire. Non riusciva a muoversi o a parlare.

L'uomo incappucciato gli si avvicinò a Rodolfo e gli sussurrò all'orecchio: "Sono il fantasma di Napoli Centrale. Sono qui per vendicare i miei fratelli."

Esposito cercò di urlare, ma non riusciva a emettere alcun suono. Con un gesto brusco afferrò la torcia e lo spinse lontano da sé, illuminando velocemente lo zombie, che si ritrasse urlando dalla fonte di luce. Era riuscito a toccarlo, quindi decisamente non era uno spirito. Questo, almeno, era un passo avanti nell’indagine. Esposito vide altre ombre muoversi intorno al tizio con gli occhi rossi. Sembravano zombie, una visione degna del miglior film horror in circolazione.

Passò la torcia tutt'intorno e si trovò circondato da uomini e donne zombie addossati alle pareti dei binari. Altro che spiriti: aveva appena scoperto un covo di consumatori di Fentanyl, probabilmente il più grande della città.

Erano anni che lui e la sua squadra sospettavano che la camorra avesse portato quella merda americana sulle strade di Napoli, e ora ne aveva le prove. Mentre albeggiava, vide meglio quei corpi condannati dalla sete di potere occulto che dominava la città. Erano giovani, per la maggior parte ragazzini. Quello che gli aveva parlato non doveva avere più di vent’anni.

Gli rivolse la parola, sperando in una sua minima collaborazione. Gli chiese: “Chi vi fornisce questa roba?

Il ragazzo non gli rispose, ma indicando alle spalle un po’ tremolante, gli disse: "Devi fermare la camorra. Devi vendicare i miei fratelli."

Esposito si girò di soprassalto, appena in tempo per vederli arrivare con una pistola già puntata contro di lui. Si salvò dal colpo per miracolo, gettandosi sulle rotaie dove da lontano si scorgeva già arrivare il primo treno.

Iniziò a correre più veloce che poteva, consapevole che quello era solo l’inizio di una lunga, ennesima guerra: li aveva visti in faccia e aveva scoperto il traffico di fentanyl.

Avrebbero fatto di tutto per fermarlo, ma l’ispettore non intendeva mollare: non avrebbe permesso che i camorristi trasformassero la sua città in un luogo invaso da zombie umani.


-Silvia Faletto B.-


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