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Immagine del redattoreIlle

Il tempo perduto


Pensavo mi amasse. Non ho mai realizzato davvero, fino a quel giorno, quanto il suo amore fosse malato.

E invece ora mi ritrovo qui da sola, in questo grande Teatro a piangere per il mio tempo perduto.


La prima volta che ho visto Edo è stato durante le prime prove del balletto, a settembre. Essendo amico di Fabio, il regista, venne dietro le quinte complimentandosi per i miei plìes.

Non ho mai visto nessuno muoversi in maniera così dolce e sensuale in vita mia

Il suo sguardo era penetrante e intenso, era impossibile non sentirsi in imbarazzo.

Quella sera rimanemmo con tutta la compagnia nel Teatro a mangiare cibo da asporto, e rimase anche lui. Stette tutta la sera vicino a me, non mi toglieva gli occhi di dosso, e ogni scusa era buona per attaccare bottone e parlarmi.

Era piacevole parlare con lui, e mi piaceva il modo in cui si rivolgeva a me. Era sempre educato e gentile.

Quella sera mi accompagnò lui a casa. Rimanemmo ancora qualche ora in macchina sotto casa mia, in via dei Giardini, a parlare. Parlammo per ore. Delle nostre vite, delle nostre passioni; scoprimmo di avere molte cose in comune.

Edoardo aveva studiato al conservatorio, ed era un pianista di fama internazionale. Amava il suo lavoro più di qualsiasi altra cosa, diceva che la musica era tutto ciò che serviva nella vita per stare bene.

Parlammo anche delle nostre storie passate. Io avevo poco da raccontare in realtà: quando ci siamo conosciuti avevo 21 anni, e avevo dedicato praticamente tutta la mia vita, il mio tempo libero e non alla danza, non dedicando mai tempo ad altro. Invece lui aveva avuto solo una relazione importante di 5 anni con una convivenza, ma era stato molto evasivo sul motivo della fine di questa storia. Aveva per lo più dato la responsabilità a lei, e ai suoi atteggiamenti che aveva definito “da pazza”.


Forse qua avrei già dovuto avvertire i primi segnali.


I primi mesi passarono velocemente. Lui era presente a quasi tutte le nostre prove, e iniziò a frequentare sempre di più la compagnia, gli venne facile essendo amico di Fabio e, come lui iniziò quasi da subito a dire, ormai era il mio fidanzato. A me risuonava prematuro ciò, ma non nascondo che le sue attenzioni e questo suo atteggiamento mi facevano bene, mi sentivo amata, desiderata, voluta.

Mi chiese di andare un week end fuori, io e lui, una gita per alleviarmi dalla tensione dello spettacolo. Accettai, ma ad una condizione. Doveva conoscere i miei genitori. Nonostante avessi 21 anni, i miei erano apprensivi e volevano sapere sempre con chi io fossi, in più erano molti mesi che ci frequentavamo, e per come andavano veloci le cose, (lui parlava di andare a vivere insieme) mi sembrava giusto.

Quella domenica andò estremamente bene. Edoardo piacque tantissimo sia a mia madre che a mia sorella. Era con loro un gentiluomo estremamente galante, e con mio padre intrattenne diversi argomenti di un certo spessore. Fu una domenica molto piacevole e fui felicissima per come la mia famiglia lo avesse accettato. Ci fu solo un episodio che non mi risuonò molto bene: era entrato nella mia camera, che era esattamente come l’avevo lasciata qualche anno prima quando decisi di andare a vivere con delle amiche, e c’erano ancora dei poster attaccati alle pareti. Mi disse che forse era il caso di buttare quei poster di quegli attori americani. Io sorridendo gli dissi che era roba di quando ero ragazzina, lui si girò a guardarmi e per la prima volta vidi quello sguardo, e mi disse:

Forse non ci siamo capiti, fai sparire questi poster. Tu devi avere occhi solo per me

Rimasi pietrificata dal tono e dal modo in cui mi stava guardando. Incerta se fosse serio o fossero solo provocazioni. In un attimo cambiò sguardo, si avvicinò, mi diede un bacio sulla fronte e mi disse

Ti aspetto di la piccola” sorridendomi.


Prenotò in un agriturismo fuori città, uno di quelli che ha la piscina, dove si possono fare molte attività: andare a cavallo, degustare dei vini, fare un giro per la fattoria, affittare le bici. Lui organizzò tutto nei minimi dettagli, era stata veramente una bella sorpresa, ed era anche la prima volta che passavamo la notte insieme.

Il primo giorno facemmo un giro in bici, immersi nel verde, e il pomeriggio una degustazione di vini. Andò tutto benissimo, era sempre così carino con me.

La sera mangiammo in un ristorante molto elegante nel paesino affianco. Uno di quelli che ha la musica dal vivo, i tavolini appartati, molto suggestivo e romantico. Fu davvero tutto molto bello, tranne che per un piccolo dettaglio: il cameriere ogni qualvolta che avevo il bicchiere vuoto, si avvicina per riempirmelo del vino, sorridendo. Non nascondo che effettivamente anche io avevo notato un atteggiamento molto disponibile del cameriere nei mie i confronti, ma non ci vedevo nulla di male in ciò, era il suo lavoro.

Invece Edo, alla quarta volta che si avvicinò il cameriere, gli disse

“Non credi che stai esagerando? E’ la mia ragazza, glielo so versare anche io il vino”

Il cameriere sbiascicò qualcosa, scusandosi e si allontanò dal tavolo, per non avvicinarsi praticamente più.

Una volta tornati in stanza, ci fu quello che io ho sempre chiamato l’inizio della fine.

Edoardo entrò in bagno mentre mi stavo lavando il viso, e senza darmi il tempo di capire cosa stesse succedendo, mi diede uno schiaffo in pieno volto talmente forte che mi fece lacrimare gli occhi. Aggiungendo solo “non ti permettere mai più di flirtare con qualcuno, soprattutto davanti a me”.

E uscì dal bagno chiudendo la porta. Talmente era successo tutto velocemente e talmente era stata una cosa inaspettata, che io non reagì per alcuni minuti. Rimasi li ferma impietrita cercando di capire cosa fosse appena successo.

Quando uscì dal bagno, credo almeno un’ora dopo, lui si era addormentato, e ciò mi fece sentire più sollevata. Non avrei proprio saputo che dire o come affrontare la cosa.

Io passai tutta la notte sveglia. Era ancora scioccata da quanto successo.


Dopo aver passato la giornata quasi come se nulla fosse, se non per il mio pessimo umore, fu lui che nel viaggio di ritorno, aprì il discorso:

Senti Chiara, scusami. Non volevo ieri sera darti quello schiaffo. Non so cosa mi sia preso, so solo che sono molto geloso e ho paura che qualcuno ti possa portare via da me. Perdonami, non capiterà mai più, lo giuro”

A sentire quelle parole, ovviamente io mi sciolsi. Credetti al suo dispiacere, credetti al suo non capiterà più.

Ed effettivamente, per almeno diversi mesi successivi non capitò più.


Una sera di primavera dovevo andare ad un compleanno di una mia amica, ed era stata organizzata una serata tutta al femminile in un locale molto In di Milano.

Edoardo non sembrava molto entusiasta all’idea, ma mi disse che al massimo ci saremmo visti dopo la serata. Mi divertì tantissimo e non nascondo che la sensazione di non avere lui intorno, non mi dispiacque affatto, anzi. Mi sentivo senza un peso.

Tornando a casa con le mie amiche, notai Edoardo sotto casa. Alle mie amiche non piaceva per nulla, mi dicevano che aveva qualcosa di inquietante. Io sorrisi, e dissi che in fondo era un bravo ragazzo. Loro salirono e io rimasi sotto nell’androne con lui. Come rimanemmo soli, mi diede uno schiaffo fortissimo, che iniziò a bruciarmi l’occhio. Io indietreggia e mi coprì il volto, lui mi disse solo: “Ti ho seguita. Ho visto come facevi la puttana con un ragazzo. Guarda che forse non hai capito che tu sei solo mia, hai capito?”

Cercai di giustificarmi, dicendo che non avevo fatto nulla di male, ma lui era già andato via, lasciandomi da sola a piangere dolorante per lo schiaffo che mi aveva dato.

Salì in casa, chiudendomi subito in camera mia, cercando di non farmi vedere dalle mie coinquiline.

La mattina dopo avevo un grande problema: sul mio viso, vicino l’occhio, c’era un livido enorme. Una delle mie coinquiline, bussò, entrando senza aspettare la mia risposta. Mi posò un mazzo di fiori sul letto, chiedendomi che cosa dovesse farsi perdonare il “signorino” come lo chiamava lei. Io mi girai e lei vide il livido.

Chiara che diavolo è successo?

“Nulla. E’ stato un attimo di rabbia.”

“Io ti ho sempre detto che Edoardo non mi piaceva e che aveva qualcosa di inquietante. Ora vedi tu cosa devi fare, ma queste cose non sono assolutamente normali, manco se ti dice che ti ama alla follia, è chiaro?”

Annuì cercando di non piangere e soprattutto evitando di dirle che non era la prima volta che succedeva.

La sera mi portò fuori a cena, scusandosi mille volte. Si mise a piangere, mi disse che la paura di perdermi era talmente grande che gli faceva fare cose assurde e assolutamente sbagliate. Ingenuamente, gli credetti di nuovo. Ingenuamente ci passai sopra nuovamente.


Ingenuamente stavo firmando la mia condanna a morte.


Qualche sera dopo, ci furono le prove per lo spettacolo. A differenza delle altre sere, non rimanemmo a mangiare qualcosa tutti insieme, ma solo io e Luca decidemmo di andare in una trattoria molto carina vicina al Teatro per mangiare un boccone insieme.

Edoardo quella sera aveva le prove fino a tardi, quindi non era venuto a vederci.

Luca mi accompagnò a casa, e davanti al portone c’era Edo ad aspettarmi.

Luca ci salutò e andò via. Il tempo che non fosse più sotto la nostra visuale, Edoardo mi diede uno schiaffo, poi ancora un altro, io caddi a terra, mi diede calcio nello stomaco, mi tirò su tirandomi dai capelli, e mi diede un pugno in faccia. Io caddi nuovamente. Lui si avvicinò, sputò vicino al mio viso e mi disse “Ti ho visto a cena con quel cretino, ti diverti a fare la cretina mentre io sono a lavorare eh, brava la mia ballerina! Sei solo una poco di buono, non vali niente!” E se ne andò.

Non so bene quanto tempo sono rimasta a terra, sanguinante e dolorante, prima che venni notata da un signore che stava facendo passeggiare il cane.

Ovviamente chiamarono i miei genitori. Usciti dall’ospedale, dove mi dissero che non c’erano state ripercussioni gravi, i miei si limitarono a dire che da quella sera avrei dormito a casa loro, fino a data da destinarsi e che avrei dovuto denunciare Edoardo.

Feci tutto quello che loro mi dissero, e sembrava che la mia vita stesse tornando alla normalità. Ricominciai anche far le prove per lo spettacolo.

Avevo però la perenne sensazione di essere seguita e spiata. Ma non riuscivo mai a capire se davvero fosse così.


Una sera, dopo le prove, ero rimasta praticamente sola. La compagnia, dato ciò che era successo, non mi lasciava sola mai, ma erano passati mesi dall’ultima volta che avevo visto Edoardo, ed ero decisamente più tranquilla ed essendo che mancava ormai una sola settimana alla serata ufficiale dello spettacolo, volevo provare ancora i passi. Quei mesi erano stati pesanti e a volte la mia concentrazione era stata scarsa. Ero ancora insicura, ma era la prima volta che debuttavo al Teatro la Scala, e volevo essere perfetta. Era per me un traguardo importantissimo quello che stavo raggiungendo, e volevo dare il meglio di me.

Ero sul palco, stavo volteggiando, mi sentivo libera e felice, quando la sua voce interruppe la mia pace.

Sei una stronza. Mi hai lasciato. Io ti amavo, io ti amo. Non posso vivere senza di te.

Non puoi farmi questo.”

Indietreggiai fino al pilastro, lui si avvicinò a me, mi prese e mi scaraventò giù dal palco. Sentì un dolore fortissimo alla testa, poi intorno a me il buio e il silenzio totale.


Sono anni che la mia anima è imprigionata in questo teatro dove il mio corpo ha smesso di esistere. Sono costretta a questa eterna punizione per non aver amato prima me stessa.

L’amore non è sofferenza, o violenza. L’amore deve essere puro, dolce. Ed io l’avevo capito troppo tardi.

Ogni sera, mi siedo in un angolo del Teatro quando tutte le luci sono spente e piango. Piango per il mio tempo perduto.


-Ille-


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